A Milano, assemblea dei freelance. Senza i freelance

Al Circolo della stampa di Milano il 16 giugno c’erano veramente tutti.
Dal presidente dell’Associazione lombarda dei giornalisti a due vicesegretari
nazionali della Fnsi al responsabile del dipartimentofreelance, al coordinatore del dipartimento periodici. Gli
uscieri della prestigiosa sede di Palazzo Serbelloni, nel cuore di Milano,
raccontano che all’Assemblea dei freelance della Lombardia, indetta dall’Alg
"Lavoro giornalistico autonomo e nuovo contratto nazionale", sono
intervenuti la bellezza di sette (7) dirigenti della Federazione nazionale
della stampa nonché della sua ramificazione regionale. Un unico neo: i
freelance non c’erano.

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Per essere precisi, di precari dell’informazione ne sono
stati contati sei (6). Si dice che qualcuno abbia domandato come mai tale
appuntamento fosse stato così poco pubblicizzato, da cui ildesolante deserto. I più maligni hanno ipotizzato che, in
assenza di qualsiasi tipo di notizia da dare ai soggetti interessati nel corso
del suddetto incontro, si sia preferito mantenere "intima" la dimensione. Ovvero, non raccontare a nessuno che si teneva
l’assemblea per parlarsi, serenamente, tra persone titolate.

Il punto è che i freelance, essendo ormai, come risaputo,
l’assoluta maggioranza della categoria, oltre che la parte più giovane e
vessata di essa (vedi tabella ), qualche risposta avrebbe il diritto di
esigerla, soprattutto dopo tanto fragore di grancasse del sindacato dei
giornalisti sul tema. Non riuscire a darne, dopo gli innumerevoli ammiccamenti
con lo scorso governo "amico", sarebbe suonato scortese.

I nostri uscieri hanno origliato alcuni simpatici scambi di
idee tra i convenuti. I quali, sostengono, hanno provato a porre la questione
del precariato agli editori, ottenendo una porta sulla faccia: i collaboratori
vanno considerati al pari di qualsiasi fornitore esterno, dice la Fieg.
Cosicchè, alla Fnsi non è restato che ritirarsi in buon ordine. Nel
confessionale vellutato della sala Tobagi, mentre fuori si accaniva la pioggia,
si è parlato anche di innalzamento delle aliquote Inpgi (l’Istituto
pensionistico dei giornalisti) per i collaboratori. La faccenda è, di per sè,
una fregatura per il freelance, perché gli editori (apparentemente obbligati a
pagarne i tre quarti) la recuperano suisuoi già miseri compensi (esiste ormai un’ampia letteratura
statistica che comprova tale meccanismo di travaso). Ma neppure questo
"risultato importante" ? stato raggiunto: "il decreto
applicativo non è stato firmato dall’uscente governo, si vedrà con il
nuovo". Mai fidarsi degli amici.

Insomma, una tristezza. C’è toccato passare i fazzoletti ai
nostri sempre più commossi informatori, da tanti anni al loro posto sul campo,
tra specchi e stucchi, ma che mai avevano assistito a uno strazio del genere. Che ha raggiunto l’apice quando qualcuno
dei relatori si è domandato come rispondere ai pochi freelance che si rivolgono
allo sportello aperto dall’Alg "soprattutto per cercare lavoro. Bisognerebbe immaginare non dico un’agenzia di
collocamento, ma qualcosa di intelligente, di nuovo…".

Mettiti con un governo amico, smetti di fare sciopero anche
se il contratto continua ancora a mancare (da 1200 giorni), e vedi come ti
riduci, poi.

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