Analisi sul “Indagine annuale sulla povertà  negli anni 2004-2005” pubblicato dall’Istat

Il 24 maggio 2007 è stato reso noto l’indagine annuale sulla povertà da parte dell’Istat relativo all’anno 2005.
I dati sono eclatanti. Li riassumiamo brevemente.
Nel 2005
quasi una  famiglia su sei (il 14,7%) ha dichiarato di arrivare alla fine del mese con molta difficoltà, mentre quasi una su 3 (il 28,9%) non è riuscita a far fronte a una spesa imprevista anche se di importo inferiore a 600 euro.
Le famiglie con spesa per consumi inferiore alla soglia di povertà, cioè povere in termini relativi, sono 2 milioni 585 mila (l’11,1% delle famiglie residenti) per un totale di poco più di 7 milioni e mezzo di persone (il 13,1%).

Nel 2004 le famiglie residenti in Italia hanno percepito in media un reddito netto, inclusi i fitti imputati delle abitazioni, di circa 2.750 euro mensili. Metà delle famiglie ha guadagnato tuttavia meno di 2.300 euro mensili (1.800 euro al mese al netto dei fitti imputati).
Le famiglie per le quali il lavoro autonomo costituisce il reddito principale dispongono, in media, di un reddito maggiore rispetto alle altre. Se il reddito prevalente è una pensione o un altro trasferimento pubblico i redditi netti medio e mediano sono più bassi. Disaggregando per aree territoriali, il Mezzogiorno è l’area geografica a essere più in difficoltà.
La Lombardia presenta il reddito medio più alto (oltre 32 mila euro); il reddito medio familiare più basso si osserva invece in Sicilia (quasi 21 mila euro). Il 57,1% degli individui alla fine del 2004 non ha subito alcun cambiamento della propria condizione di reddito rispetto all’anno precedente. Soltanto il 10,0 per cento della popolazione registra forti variazioni dal 2003: il 4,7% della popolazione segna un forte miglioramento della propria condizione (superiore di due quinti di reddito equivalente) e il 5,3% un forte slittamento verso il basso (di due quinti di reddito).
L’apporto dei trasferimenti pubblici risulta deficitario nel caso delle coppie e dei monogenitori con almeno un figlio minore e delle persone sole con meno di 65 anni.
Nel 2004 dopo una separazione o un divorzio un individuo su quattro si trova in una condizione di basso reddito. Peggiora in genere anche la situazione economica della famiglia quando cambia il principale percettore di reddito nella famiglia, in particolare quando la donna diventa la principale fonte di sostentamento (12,9%).
E’ interessante notare che, rispetto al 2004, si assiste ad un lieve peggioramento, ovvero ad un incremento della povertà. Di converso, il tasso di disoccupazione "ufficiale" è sceso al 6,8%, il valore più basso degli ultimi 10 anni. Mi sembra evidente, che la povertà aumenta soprattutto per coloro che sono all’interno del mercato del lavoro e non esterni (come i pensionati e i disoccupati). Domanda retorica: forse che la precarizzazione del lavoro c’entri in qualche modo?

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