Good vibes! Il nuovo centro per le arti di Milano

Oggi good vibes alla prima partecipatissima assemblea pubblica al Grattacielo Macao nuovo spazio verticale occupato e liberato di Milano, “il nuovo centro per le arti di Milano, un grande esperimento di costruzione dal basso di uno spazio dove produrre arte e cultura” e che s’inserisce nella lotta del mondo dell’arte e della conoscenza che a partire da Roma con l’esperienza del Teatro Valle ha contaminato Venezia, Palermo, Napoli, Catania e finalmente Milano. Esperienze che erano presenti ieri e oggi non solo in solidarietà, ma anche per testimoniare un percorso nazionale.

Tante facce, tante voci, tante idee, tanto entusiasmo. Il microfono girava liberamente e le proposte si accavallavano e si rilanciavano. Parlava lo studente del politecnico, poi il video maker indipendente, poi la tipa di un palazzo vicino che dava il benvenuto a Macao, poi era il turno di uno studente di Amstedam. Difficile rendere conto di tutto quello che è stato detto, del flusso continuo di progetti, desideri e riflessioni buttati lì in interventi di pochi minuti al primo dei trenta piani di grattacielo ma tutti sempre ‘sul pezzo’ e caratterizzati dalla voglia di esserci all’interno della città, di aprirsi, di coinvolgere, di fagocitare.  Si accavallano le priorità: si deve rendere agibile lo spazio in tempi brevi, ma si deve anche ragionare sugli aspetti politici di un progetto così tanto ambizioso; serve diventare protagonisti della comunicazione, ma anche parlare al quartiere; organizzare workshop e corsi ma anche rendere lo spazio agibile per i disabili e ecologicamente sostenibile; bisogna dare spazio agli studenti per realizzare opere e progetti, ma fornire competenze al quartiere, coinvolgere le accademie d’arte e gli ambienti universitarie, ma anche attingere dalle competenze di ognuno. Design, ma anche urbanistica e un nuovo welfare cittadino.

Il grattacielo stesso per chi lo ha costruito – Ligresti uno dei grandi palazzinari e speculatori della nostra città – e per dove è collocato – a ridosso della Regione Lombardia in un’area quindi di profonda trasformazione e speculazione edilizia – è  un manifesto degli interessi malati che governano le nostre esistenze e che può trasformarsi in un luogo di ripresa di parola, di conflitto, di progettazione. Fucina di proposte per chi lo vivrà e per la città tutta.

La sfida comincia lunedì dalle 14.00 in avanti i 10 gruppi di lavoro cominceranno a confrontarsi per poi riportare la discussione a tutti verso le 18.30 – 19.00. Difficile non trovare un gruppo di lavoro che possa interessare si va dalla logistica all’autocostruzione, dalla comunicazione alle proposte politiche, dalla programmazione al fund-raising.

Già annunciata ma da confermare la prossima assemblea aperta giovedì.

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Comunicato STAMPA 5 maggio 012:

È con piacere che dichiariamo aperto MACAO, il nuovo centro per le arti di Milano, un grande esperimento di costruzione dal basso di uno spazio dove produrre arte e cultura. Un luogo in cui gli artisti e i cittadini possono riunirsi per inventare un nuovo sistema di regole per una gestione condivisa e partecipata che, in totale autonomia, ridefinisca tempi e priorità del proprio lavoro e sperimenti nuovi linguaggi comuni. Siamo artisti, curatori, critici, guardia sala, grafici, performer, attori, danzatori, musicisti, scrittori, giornalisti, insegnanti d’arte, ricercatori, studenti, tutti coloro che operano nel mondo dell’arte e della cultura.

Da un anno ci stiamo mobilitando, riunendoci in assemblee dove discutere della nostra situazione di lavoratori precari nell’ambito della produzione artistica, dello spettacolo, dei media, dell’industria dell’entertainment, dei festival e della cosiddetta economia dell’evento. A questa logica per cui la cultura è sempre più condannata ad essere servile e funzionale ai meccanismi di finanziarizzazione, noi proponiamo un’idea di cultura come soggetto attivo di trasformazione sociale, attraverso la messa al servizio delle nostre competenze, per la costruzione del comune. Rappresentiamo una fetta consistente della forza lavoro di questa città che per sua vocazione è da sempre un avamposto economico del terziario avanzato. Siamo quella moltitudine di lavoratori delle industrie creative che troppo spesso deve sottostare a condizioni umilianti di accesso al reddito, senza tutela, senza alcuna copertura in termini di welfare e senza essere nemmeno considerati interlocutori validi per l’attuale riforma del lavoro, tutta concentrata sullo strumentale dibattito intorno all’articolo 18. Siamo nati precari, siamo il cuore pulsante dell’economia del futuro, e non intendiamo continuare ad assecondare meccanismi di mancata redistribuzione e di sfruttamento. Apriamo MACAO perché la cultura si riprenda con forza un pezzo di Milano, in risposta a una storia che troppo spesso ha visto la città devastata per mano di professionisti di appalti pubblici, di spregiudicate concessioni edilizie, in una logica neo liberista che da sempre ha umiliato noi abitanti perseguendo un unico obiettivo: fare il profitto di pochi per escludere i molti. Oggi vogliamo restituire alla cittadinanza questo grattacielo, simbolo di quel sogno economico capitanato da grossi gruppi finanziari e tutt’ora nelle mani di uno dei più arricchiti e collusi burattinai della speculazione edilizia milanese.

Dalla primavera scorsa molti cittadini, artisti e operatori culturali hanno dato vita a esperienze inedite, attraverso pratiche di occupazione di spazi dismessi dal pubblico e dal privato, esperienze che stanno dimostrando di poter durare nel tempo occupandosi di cultura, territori, lavoro, nuove forme di economia e nuove forme di espressione dell’intelligenza collettiva.

Crediamo che la produzione artistica vada del tutto ripensata: dobbiamo prenderci questo tempo e questo diritto in modo serio e radicale, occupandoci direttamente di ciò che è nostro. Macao è questo, uno spazio di tutti, che deve diventare un laboratorio attivo in cui sono invitati i lavoratori dell’arte, dello spettacolo, della cultura, della formazione e dell’informazione. Qui artisti, intellettuali, esperiti del diritto, della legge e della costituzione, attivisti, scrittori, film maker, filosofi, economisti, architetti

e urbanisti, abitanti del quartiere e della città, devono prendersi il tempo necessario per costruire una dimensione sociale, comune e cooperante. Abbiamo un sacco di lavoro da fare, dobbiamo trasformare queste parole in pratiche reali sempre più efficaci e costituenti di modelli alternativi a quelli in cui viviamo, e tutto dipende da noi. Occorre non dare per scontato nulla producendo inchieste competenti, dibattiti, analisi e momenti di confronto riguardo tutti

i territori che producono disuguaglianze ed espropriazione di valore, non tralasciando le nuove forme con cui l’ideologia capitalista si sta travestendo. Occorre avere gioia e umorismo per trasformare questo impegno in un momento umano, collettivo e liberato. Occorre aver cura di questo spazio perché possa essere adatto a ospitare tutti. Occorre che

in questo spazio l’arte e la comunicazione smettano di essere attività fini a se stesse, ma esplodano e trovino le loro motivazioni all’interno di questa lotta, costruendo nuovi immaginari ed esplicitando quale mondo vediamo. Viva Macao e buon lavoro a tutti.

Siamo una rete di soggetti che stanno operando fianco a fianco all’interno di questa lotta:

Lavoratori dell’arte

Cinema Palazzo di Roma

Teatro Valle Occupato di Roma

Sale Docks di Venezia

Teatro Coppola di Catania

Asilo della Creatività e della Conoscenza di Napoli

Teatro Garibaldi Aperto di Palermo.

 

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