Procter & Gamble & comunicazione

“Il consumatore è sempre più sofisticato
e più di prima vuole capire cosa compra e vuole essere consigliato”,
dice Taide Guajardo, direttore corporate marketing di Procter &
Gamble Italia e direttore media per l’Europa occidentale, che spiega
come la più grande multinazionale del largo consumo comunica i suoi
prodotti.


Vendere è diventata una attività  molto difficile. C’è una
tale moltiplicazione dei contatti, dell’informazione che raggiunge il
consumatore attraverso stampa, tivù, Internet, radio che il consumatore
è diventato meno sensibile ai messaggi tradizionali e ai canali
tradizionali”, dice Guajardo. “La mia personale sfida sia in Italia sia
in Europa è di trovare nuovi modelli per arrivare al consumatore, e non
solo a toccarlo, ma a coinvolgerlo in maniera da conquistare
addirittura la sua fedeltà , la sua devozione con un contenuto della
comunicazione più coinvolgente”.

“Ogni anno Procter & Gamble
interagisce con oltre quattro milioni di consumatori in 60 Paesi, e
realizza oltre 10mila ricerche con una spesa superiore ai 200 milioni
di dollari”, spiega Taide Guajardo. “Sappiamo, ad esempio, che le donne
italiane quando si parla di bucato sono molto tradizionaliste e ci
tengono tantissimo. Fanno del bucato un atto d’amore verso la propria
famiglia. Gli italiani nascono e crescono in un Paese così bello che ha
fatto degli italiani un popolo molto esigente dal punto di vista
estetico. Io dico ai miei: ‘Tu mi devi fare un packaging spettacolare
perché per gli italiani il design e il packaging sono critici’. C’è
un’attenzione esagerata per l’estetica”.


Per la nostra pubblicità 
cerchiamo, non solo in tivù ma in generale, di usare i canali che più
ci aiutano a raggiungere target specifici. La 7 e Sky hanno una nicchia
di ascoltatori che è abbastanza particolare, abbastanza compatta
. Su
queste due televisioni possiamo raggiungere target femminili che vanno
particolarmente bene per i nostri prodotti Swiffer, Dash polvere, Dash
liquido”, sottolinea Guajardo.


“Investire in televisione in Italia è
molto costoso, non dal punto di vista del costo per Grp (gross rating
point), ma in assoluto perché c’è un tale affollamento per cui per
essere visti bisogna fare molti Grp che negli altri Paesi. Se grazie
alla legge Gentiloni l’affollamento scenderà , possiamo aspettarci una
maggiore efficacia del nostro investimento”, sostiene Guajardo. “Noi
investiamo anche sulla carta stampata, il problema è che in Italia è
più difficile lavorare con la carta stampata: quando dobbiamo fare
iniziative speciali, non c’è paragone con gli editori di altri Paesi.
Mi verrebbe da fare cose simili anche in Italia ma poi mi dico:
“Figurati se vado al Corriere a proporre cose del genere…
”. Gli editori
italiani dovrebbero essere
più flessibili”…

 

da primaonline.it

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