Ricordate il Toti? Colpito e affondato

Futuro incerto per i laboratori del museo della scienza e della tecnicnologia

 

Gli avevano raccontato che sarebbe stato un lavoro ‘per studenti’. Affascinante, gratificante ma sempre per ‘ragazzi’. Peccato che i 50 animatori museali che ‘scadranno’ il prossimo 30 giugno abbiano superato la trentina. Molti di loro lavorano al Museo della Scienza e della tecnica di via San Vittore da 6, 8, 9 anni, con contratti di collaborazione rinnovati all’infinito. 10 euro all’ora netti. Il lavoro è gratificante, l’ambiente moderno ma la crisi non fa sconti a nessuno.

 

Loro sono il ‘volto del museo’, tecnici e laureati che gestiscono visite, laboratori, e incontri guidati con le scuole. Le loro voci svelano ai nostri figli i segreti della chimica, organizzano laboratori per avvicinare i piccoli ai numeri, alla fisica, alla conoscenza scientifica. Svolgono un lavoro importante, eppure…

Il glorioso ma impolverato museo Museo della scienza e della tecnica è passato dal Ministero dell’Istruzione alla Fondazione Leonardo Da Vinci nel 2000. Da allora un rinnovamento radicale e nuove importanti iniziative, operazioni di immagine come la vicenda del Sommergibile Toti, e l’affiancamento a una serie di partner e sostenitori (leggi finanziatori) importanti. Fondazione Cariplo, Comune di Milano, Ideal Standard, Bayer, IKEA, AMSA, Intesa San Paolo, Atm, solo per citarne alcuni.

Lì iniziano le avventure della ‘Leonardo Crew’.

‘Io sono qui dall’inizio’ ci racconta X, ‘E ho visto molti miei ex colleghi passare a tempo indeterminato alla Fondazione come assistenti. Ora non mi salutano nemmeno più, si sentono superiori’.

Pensa’ continua Y, ‘ Che un mese fa il direttore (Fiorenzo Galli, professore alla Statale in Scienze, Progettazione e Servizi per i Beni Culturali e membro di Assolombarda) ci ha voluto incontrare, uno a uno, per chiederci il Curriculum. Una vera e propria presa per i fondelli, ma cosa gli serve il mio curriculum se lavoro per loro da 10 anni?’.

Lo scorso 2 febbraio due Toti Boys, collaboratori da diversi anni, fanno causa chiedendo di essere stabilizzati. La risposta dell’azienda non si fa attendere. Vengono messi a 0 ore, espulsi dal giro delle chiamate.

Chi è rimasto rischia il posto. Prima l’azienda per bocca del suo direttore, il prof. Fiorenzo Galli, ha promesso di assumerne 15 per 15 ore alla settimana inquadrati secondo il contratto Federcultura. Poi il numero, sempre a parole visto che gli ‘animatori’ non hanno ancora ricevuto nessuno scritto ufficiale, è salito a 27. Un’assunzione non si rifiuta certo. Peccato che la paga sia di 380 euro nette per 15 ore di lavoro, per molti la metà di quanto guadagnano ora. Poi, visto che gli orari di lavoro vengono decisi a seconda delle esigenze, sarà una impresa farli coincidere con quelli del secondo, questo si indispensabile, lavoro. Nonostante gli incontri nulla sembra muoversi. Nemmeno la Cisl che si è attivata tramite un esperto del calibro di Fabio Caimmi è riuscita ad avere risposte chiare dall’azienda.

Al danno si somma la beffa.

Lo scorso 1 aprile solerti quotidiani hanno diffuso la notizia lanciata da un comunicato della fondazione. ‘Venite gente, venite! Il Museo, in controtendenza, assume ancora personale’. La Fondazione che a sede nei pressi di Sant’Ambrogio è stata subissata di curriculum. Peccato che i particolari del contratto siano sfuggiti all’ufficio stampa del Museo: i ‘posti’, ha dichiarato ai lavoratori lo stesso Galli, sono riservati a chi svolge da anni quel lavoro. A voce. Ma di scritto non c’è nulla e il 30 giugno si sta avvicinando. Il rischio è quello di vedere disperso un patrimonio importante, penalizzando un servizio come quello dei laboratori didattici, utile a far crescere tra i giovanissimi l’entusiasmo e la curiosità verso le discipline scientifiche. Un rischio che la Milano dell’Expo che guarda con fiducia al futuro non può permettersi.

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