Sabato 26 Maggio una giornata particolare… l’open day alla Università  Statale di Milano

Sabato 26 maggio, una giornata particolare…
L’OPEN DAY!

L’Università Statale di Milano si presenta agli studenti, si mostra luccicante e splendida alla città. Un paradiso di aule, laboratori, biblioteche, prestigiosi istituti, meravigliosi dipartimenti, nonché centro d’eccellenza per la ricerca.



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Dietro a tutto questo ci siamo anche noi, i precari e le precarie che lavorano negli uffici dell’Università, noi che non votiamo alla rsu, noi che dovremmo essere stabilizzati secondo la Finanziaria del 2007. Abbiamo capito scartabellando nella Direttiva n. 7 del 30 aprile 2007, che non tutti rientreremo nella stabilizzazione. E’ bastata una riunione del personale precario martedì 22 (la prima!), organizzata fuori dall’orario di lavoro (stile intelligence, come il kit della cospirazione precaria consiglia) insieme ai volantini informativi ai dipendenti a far salire la tensione in Università. Si è deciso di presentarsi la mattina di sabato 26 dalle 9:30 in poi in via Festa del Perdono per far vedere l’altra faccia dell’Ateneo. Quella del contratto integrativo scaduto dal 2005, quella degli stipendi da 1000 euro, quella dei precari e precarie che attendono da anni la stabilizzazione.





Oggi a tutto il personale arriva via mail una lettera del Rettore:

“Le numerose comunicazioni sindacali di questo periodo, spesso
imprecise o parziali, ci costringono a intervenire pubblicamente sia
per chiarire, sia per invitare al dialogo.

Fin dall’inizio della contrattazione decentrata abbiamo cercato un
confronto con le Organizzazioni Sindacali per verificare l’entità del
Fondo del Salario Accessorio e la possibilità di dare la massima
consistenza possibile alla quota destinata alla Produttività Collettiva
e alla Mobilità Orizzontale.

La Piattaforma presentata dalle RSU conteneva richieste incompatibili
con la contrattazione decentrata e con i poteri demandati alle
Università dal Contratto Nazionale e dalla legge.
Per questo abbiamo proposto altre strade, una delle quali ha portato alla mediazione davanti al Prefetto nel giugno 2006.

Le nostre proposte, tutte, sono però state respinte dalle
Organizzazioni Sindacali che si sono trincerate dietro una rigidità
tanto incomprensibile, quanto priva di prospettive.

Spiace che non si voglia tenere conto né dei limiti entro cui operiamo,
né dell’attenzione dimostrata assegnando consistenti risorse alle
politiche di stabilizzazione del personale a tempo determinato, alle
progressioni di carriera del personale di ruolo e alle nuove assunzioni.

Esistono dei vincoli oggettivi e la nuova finanziaria 2007 ha portato
ulteriori restrizioni, ma, entrando nel merito dei contenuti e dei
criteri di applicazione dell’ultima proposta dell’Amministrazione, un
accordo è possibile e sarebbe apprezzato dal Personale Tecnico
Amministrativo che aspetta da due anni l’applicazione dei passaggi
retributivi.

La nostra volontà di tornare al dialogo è concreta e non capiamo
quindi il senso delle ultime iniziative fra cui quella annunciata per
l’Open Day
.

L’Open Day è un servizio che l’Ateneo offre agli Studenti (la ragione
del nostro esistere, è bene ricordarlo) e una manifestazione in quel
contesto danneggerà la credibilità dell’Ateneo, ma non potrà incidere
sulla situazione che, lo ribadiamo, non è nelle nostre mani ma in
quelle della Contrattazione Nazionale.
Allora, invece di una protesta senza prospettive, perché non chiudere
questo contratto decentrato e prepararci al confronto sul nuovo CCNL
che potrebbe aprire nuove opportunità per il biennio 2006-2007?

IL RETTORE”

La “rigidità” sindacale di cui si parla potrà essere superata mettendo
in campo risorse aggiuntive ex art 67 comma 4 del CCNL vigente, così
come avanzato davanti al Prefetto (la scorsa estate), e così come hanno
fatto molti Atenei italiani, invece
che buttare fondi non indifferenti per i contratti di consulenza
esterna come il progetto sullo sviluppo delle relazioni fra l’Ateneo e
il mondo esterno (36mila euro) o quello su sviluppo e implementazione
della comunicazione interna dell’ateneo (110mila euro per due anni),
per non parlare dei servizi esternalizzati come quello della posta
interna (80mila euro), per leggere poi sulle pagine del Corriere della
Sera che il Rettore dice che mancano 10milioni per pagare gli aumenti
contrattuali.

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