S.G.P. 2.0 Report: “Lavoro Musica Ballo. Aspetti politici ed economici”

Il workshop di sabato 15 gennaio, tenuto dall’associazione OppostiConcordi, si è concentrato sulla precarietà dei lavoratori degli eventi culturali-musicali, con particolare attenzione all’ambito delle feste e del ballo. Si ravvisa infatti un’estrema precarizzazione in questo ambiente lavorativo (nel quale si ricorre con estrema facilità al lavoro nero) ed un forte scetticismo nei confronti di chi vi opera, lavoratori ai quali spesso non è riconosciuta ne’ la qualifica di operatori culturali ne’ – spesso – quella di lavoratori in generale, limitando ogni iniziativa al concetto di “hobby”.

Si è voluto porre l’interrogativo attraversando tre linee guida di riferimento ciascuna delle quali discussa e confrontata con i partecipanti.
In primo luogo abbiamo ragionato intorno alle rappresentazioni e ai luoghi comuni della visione della destra e della sinistra, evidenziando sia esperienze particolari che l’idea di arte e cultura come idea di progresso da un punto di vista filosofico.

Dal punto di vista politico, abbiamo scorso i capitoli del T.U.L.P.S. (Testo Unico Leggi di Pubblica Sicurezza), leggendo e commentando alcuni articoli legati al raduno di persone che poi sono quelli che regolano l’attività degli eventi di pubblico spettacolo.
Infine abbiamo preso in considerazione il punto di vista economico, vale a dire di quanto, a seconda delle scelte, l’attività di organizzazione eventi, come più in generale le attività culturali e sociali, oscillino tra Stato, Mercato e Terzo Settore.

Il workshop si è sviluppato prevalentemente in forma di “tavola rotonda” coinvolgendo tutti i partecipanti ad intervenire. Sono emerse molte criticità riguardanti in particolare due aspetti: quello della libertà di espressione ed aggregazione, fortemente limitata dal pacchetto di leggi presentato, che grazie alla sua discrezionalità è usato sovente come strumento di censura o di repressione; quello delle difficoltà economiche, rappresentate dall’estrema lottizzazione dei finanziamenti pubblici ma soprattutto dalla presenza di una tassa liberticida come la SIAE, che non soltanto limita la libera circolazione dei saperi e delle produzioni intellettuali, ma esercita un pesante ostacolo dal punto di vista monetario.

Si è convenuto dunque sulla necessità di una nuova sindacalizzazione, o quanto meno “Santa Alleanza” tra i vari soggetti che operano nel settore (musicisti, dj, organizzatori…) che sia in grado di opporsi alla pesante suddivisione in “classi” all’interno del settore stesso (i musicisti che suonano per tot non dialogano nemmeno con chi suona gratis… chi è forzato all’attività volontaria è bollato come un traditore… ecc…) e rilanci una lotta per la libertà di espressione e diffusione delle produzioni intellettuali.

A margine della discussione si è affrontato anche il percorso culturale e musicale della MayDay, culminato con l’appello “MayDay 2010. Il nostro tempo”, diffuso lo scorso primo maggio, osservando come il percorso dei sounds e delle tribes che hanno preso parte alle dieci edizioni della MayDay sia giunto ad un punto di svolta. Sarebbe infatti importante, da parte di questi soggetti, che il salto di qualità iniziato l’anno passato si formalizzasse in un passo successivo, quello di andare ad affermare con forza un momento proprio, in cui siano le stesse crew musicale ad aprire un nuovo spazio di libertà a Milano, che sia complementare a quello del Primo maggio. Siamo convenuti dunque nell’immaginare due momenti distinti: una MayDay in cui sia prevalente l’aspetto della rabbia precaria, ed una street parade milanese, antiproibizionista e contro la repressione (perchè non il 2 giugno, giornata storicamente dedicata a parate militari?) in cui il protagonismo comunicativo di sound e crew musicali in generale provi a creare una nuova giornata di festa e di lotta.

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