Si chiama Fox, ma non è una volpe

Come un noto periodico maschile pensa di battere la crisi: abbattendo il lavoro giornalistico

Il maschile, inteso come prodotto editoriale e non come aggettivo, vive oggi un momento difficile.
Le
malattie di tale settore della stampa periodica sono note: perdita di
lettori e abbonamenti, scarsità di inserzioni, declino delle testate e
ridondanza dei contenuti. Questa è una crisi comune a tutti i mensili
del settore. Chi più, chi meno. Tuttavia si tratta di un genere che ha
vissuto, nel recente passato, anche dei momenti di gloria.

Ecco
perché, in questo momento e in diverse case editrici, sono allo studio
scelte e politiche per far fronte ai noti problemi: c’è chi pianifica
uscite in abbinamento con altre testate, chi accorpa le redazioni, chi
riassume i mesi vacanzieri nel canonico numero unico, chi pensa che il
gadget sia tutt’ora lo strumento per vendere in edicola.
E poi c’è chi invece punta sull’autorevolezza delle firme, sulla
qualità del lavoro, chi sceglie la migliore interazione tra carta e
web, evitando la semplice ripubblicazione dei contenuti. Chi, in due
parole, scommette sulla qualità del giornale e del mestiere, per
conquistare i signori lettori e ammaliare gli inserzionisti.

Ma
c’è un periodico che, più degli altri, pare aver trovato la quadratura
del cerchio: Fox Uomo, che durante il 2008 ha vissuto una profonda
crisi.
La diffusione è scesa infatti a circa 38.000 copie (anno mobile novembre 2007 – novembre 2008, come riporta il seguente file xls)
perdendo ben il 70% delle quasi 130.000 copie dell’anno precedente. Per
non parlare delle vendite. Adesso la casa editrice ha in serbo
l’ennesimo restyling del maschile, come dichiara l’Amministratore
Delegato: “…Fox Uomo, che dal numero in edicola il 12 marzo
cambierà nella grafica e nei contenuti, tornando alla formula
originaria con cui era stato lanciato a fine 2002, successivamente
ridotta per dare spazio al fitness: consigli pratici agli uomini, per
esempio su come preparare un buon piatto di spaghetti o arredarsi la
casa. Inoltre, ci sarà più spazio ai personaggi di attualità”.
L’intervista integrale si può leggere sul sito di Pubblicità Italia.

Peccato
che, nei fatti, ci si affidi a ben altra formula per risollevare il
magazine: tagliare i giornalisti interni, che sono ora ridotti
all’osso, diminuire i già esigui compensi dei collaboratori, come se 60
euro a pezzo siano "il" vero costo del giornale, non pagare ciò che per
legge è dovuto, a partire dalla famigerata gestione separata inpgi. O
almeno così raccontano i colleghi che hanno ricevuto, parecchi mesi fa,
una precisa comunicazione scritta.
Ok, fin qui tutto normale. In un paese anormale come il nostro. Ma
allora dove è la genialata? Risposta semplice: nel far scrivere i pezzi
non a giornalisti, interni o esterni che siano, bensì direttamente agli
uffici stampa e alle pubbliche relazioni.
Per rendersene conto basta sfogliare il numero in edicola (Fox Uomo
2/3 di Febbraio/Marzo 2009): un interessante pezzo sulla recente fiera
"Motor Bike Expo" è scritto da un collega che, tra le svariate
attività, è anche l’addetto stampa di tale manifestazione. Chi bazzica
l’ambiente a 2 o 4 ruote troverà infatti curiose assonanze tra il comunicato circa i personaggi presenti all’evento e il pezzo sul periodico in questione, a partire dalla firma.
Non me ne voglia il collega, comprendo che bisogna tirare a campare.
Ma non mi piace la scelta del giornale: non è un atteggiamento da
uomini. E nemmeno da volpi.

Thai Ler Dar Den

da ilbarbieredellasera.com

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