Tutti contro il precariato

La lingua è spesso specchio della verità. Senza accorgersene, l’uso improprio del vocabolario tradisce il vero pensiero. Così avviene sempre più spesso che politici e giornalisti parlino di lotta contro il precariato pensando di lottare contro la precarietà. Immaginatevi, nel secolo scorso discorsi e prese di posizioni contro il “proletariato”. Come minimo, ciò significava stare dalla parte dei padroni.

La dura legge dell'informazione ci dice che quando un argomento inizia ad arrivare a valanga su tv e giornali allora si è già spento il patos della notizia, il fuoco iniziale della sua forza. Questo è successo negli ultimi 5 anni riguardo alla condizione della precarietà. Ma che ciò implicasse la lotta contro il precariato, ovvero quel corpo sociale che vive la condizione di precarietà, beh, ci sembra troppo.
Eppure, lunedì sul Corriere della Sera, Veltroni  ribadiva che la “lotta contro il precariato” è la sua ossessione, la Funzione pubblica e le TLC della Cgil affermano più volte che si sta vincendo la “lotta contro il precariato” (ben più di 4000 pagine su Google al riguardo, quasi tutte con riferimento
al PD e a Cgil-Cisl-Uil).
Per il precariato si preparano, quindi, giorni duri. Ma ciò non dovrebbe sorprenderlo, ci è abituato. Che in realtà, la “lotta contro il precariato” non sia una gaffe linguistica ma inconsciamente nasconda una verità certa? Osservando le proposte in campo, sembrerebbe proprio di sì. Morte al precariato, lunga vita alla precarietà.

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