Autistici/Inventati, 10 anni di mediattivismo

Da 10 anni il collettivo di precarissimi nerd di Autistici/Inventati fornisce servizi online per i movimenti sociali e per chiunque abbia a cuore la privacy e non voglia affidare a imprese commerciali il suo lavoro, le sue comunicazioni, le sue informazioni. Se non li conoscete, date un’occhiata ai servizi offerti da A/I: mail, blog, mailing list, chat, siti web… E soprattutto leggete il libro che racconta proprio questi dieci anni di storia. Venerdì 15 giugno abbiamo invitato A/I a presentare +kaos, 10 anni di mediattivismo e hacking (AgenziaX, 14 euro) a Milano.

Gli hacker di A/I ci hanno insegnato molto in questi dieci anni. Il loro motto, preso in prestito da Primo Moroni, è “Condividere saperi, senza fondare poteri”. Anche dall’esperienza dell’hacking e del software libero abbiamo imparato che condividere ciò che si crea, mettere a disposizione di precari e precarie degli strumenti che potessero essere liberamente usati e rielaborati senza chiedere il permesso è un’arma formidabile. La stessa icona di San Precario è free: chiunque può usarla purché non si tratti di un partito, di un sindacato o di un’impresa commerciale.

Il collettivo A/I è nato nel 2001 con l’obiettivo di creare un server autogestito e fornire gratuitamente servizi web nel rispetto dell’anonimato e della privacy. Il loro veicolo informatico è sopravvissuto a molti tentativi di repressione, a denunce, sequestri, inchieste giudiziarie. Nel tempo, ha costruito una rete di server collocati in molti paesi del mondo che gli permette di offrire a diverse migliaia di utenti gli strumenti per una navigazione consapevole, che tutela la loro libertà di informazione e comunicazione.

I servizi offerti da A/I sono gratuiti, ma anche una piccola donazione li aiuterà a tenere in piedi il loro sistema e a continuare per altri 10, 100, 1000 anni!

Venerdì 15 giugno, ore 19, al Pianoterra, in via Confalonieri 3 a Milano
Qui trovi le altre date del tour di presentazione
Qui puoi scaricare la versione in PDF del libro

Alla fine del XX secolo la scena hacker era avanguardia pura. Quando le idee, le pratiche e le scorribande nella rete di questa nicchia di sperimentatori telematici iniziarono ad attirare l’attenzione del mainstream, in Italia un manipolo di attivisti ebbe l’intuizione che la comunicazione fosse davvero la sostanza in cui si sarebbero espressi i processi sociali, politici e culturali dell’immediato futuro.

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