San Precario, patrono d’Europa

15 gennaio 2013 – NRC Handelsblad

Una nuova fede sta facendo proseliti tra le elite europee: quella nella flessibilità a tutti i costi e nella distruzione del contratto sociale con i lavoratori che ha tenuto insieme il continente dal dopoguerra. Estratti.

Conoscete la chiesa di San Precario? Anche senza guida non avrete difficoltà a trovarla, e una volta trovata avrete più di un motivo per disperarvi. Perché nella parrocchia di San Precario non c’è posto per la speranza. La grande maggioranza dei parrocchiani vi lavora per uno stipendio da fame per garantire i privilegi dell’alto clero. Un clero che ha sostituito la teologia con l’economia.

I dati sulla crescita scintillano nella parrocchia di San Precario. Il bilancio è sempre in attivo. Com’è possibile? Molto semplice: tagliando i salari e soprattutto vietando ogni forma di solidarietà. Basta con tutti quei costosi contributi sociali che bisognava pagare a pensionati egoisti, pigri disoccupati e malati immaginari. Evviva la minoranza privilegiata.

Com’è fatta la parrocchia di San Precario? L’edificio prevede solo dei muri senza finestre né tetto per proteggere i parrocchiani dalla pioggia o dal sole. Inutile cercare di scalare i muri, ci si rovinerebbe solo le unghie. Sopra l’altare aleggiano le lettere Tina, che in latino moderno vuol dire: There is no alternative – non c’è alternativa.

Ma non pensate che la parrocchia San Precario sia solo il frutto della fantasia di un poeta malinconico. Esiste veramente. A Milano nel 2004 c’è stata la prima processione con l’icona di San Precario. La cosa che colpiva di più era il fatto che il corteo era composto solo da giovani, neolaureati e nuovi disoccupati. Tutti giovani che imploravano clemenza ai piedi di San Precario.

Uno dei significati di precarius è: ottenuto con la preghiera o con la supplica. E di fatto i capricci di questo patrono sono imprevedibili. Oggi getta qualche moneta d’oro in Europa, domani le lancerà con gesto disinvolto ai cinesi o ai nigeriani. Questa si chiama “globalizzazione”. E la globalizzazione è il futuro.

La mai tesi è che la crisi economica e finanziaria che imperversa già da quattro anni in Europa è utilizzata per distruggere le basi della civiltà europea, lo stato assistenziale e la democrazia. Da chi è utilizzata la crisi? Dalla Commissione europea e dalla Banca centrale europea, ma probabilmente anche dal consiglio e, fuori dall’Europa, dal Fondo monetario internazionale, anche se in questa istituzione sta infuriando una lotta feroce sui suoi futuri orientamenti.

Nel frattempo in un numero sempre più grande di stati membri dell’Unione i politici si comportano da missionari, diffondendo il messaggio distruttore con cieco zelo religioso. E le file dei parrocchiani si ingrossano. Ogni giorno in Spagna, Portogallo, Grecia e Italia si può osservare come questo tipo di economia stia soffocando la gioventù.

Nel novembre 2008 il sociologo politico più importante della Germania contemporanea, Jürgen Habermas, ha parlato su Die Zeit di evidente ingiustizia sociale. Un’affermazione che potremmo definire profetica. Le élite al potere hanno rescisso in modo unilaterale la loro grande convenzione tacita con il cittadino, secondo cui la classe dominante poteva accumulare tutta la ricchezza che voleva purché il cittadino qualunque potesse guadagnarsi da vivere e godere di un’adeguata sicurezza sociale. Oggi questo patto è stato rotto.

Secondo i presidenti della Bce Mario Draghi, della Commissione José Manuel Barroso e del Consiglio Herman Van Rompuy, la fine della crisi sta cominciando a prendere forma. Ma i mercati finanziari tengono l’Europa sotto pressione. E per quanto l’Europa si dia da fare, la situazione non cambierà. O cambierà solo per qualche ora, come la volta in cui la Spagna si è vista concedere cento miliardi di euro dalla Bce, o al massimo per un giorno intero o per una settimana.

Da quando Draghi ha ottenuto dal suo consiglio di amministrazione la possibilità di comprare titoli di stato dei paesi in difficoltà attraverso il Meccanismo di solidarietà europeo per ridurre in modo determinante gli interessi su queste obbligazioni, la pressione feroce dei mercati finanziari sembra ridursi. Ma questo significa anche che i paesi che avranno bisogno di questo aiuto saranno costretti a strisciare, a constatare che la democrazia avrà ceduto il posto alla tecnocrazia. La decisione della Bce significa anche creare di fatto del denaro. Potremmo quasi immaginare Draghi mentre sta letteralmente fabbricando banconote. E io che avevo sempre pensato che cose del genere le facesse solo gente come Mobutu!

Draghi contro Beethoven

Non sono solo i populisti, i comunisti o i fascisti ad aver capito che c’è qualcosa di sbagliato nella tattica e nella strategia europea. Anche i comuni cittadini si sentono angosciati, cittadini che non desiderano altro che un alloggio decente, che vogliono avere dei figli, uno stipendio che permetta di far vivere in modo decente la loro famiglia. Ma non ci danno neppure questo, cercano di sottrarci questa piccola felicità e ci spingono con la frusta verso la parrocchia di San Precario.

Un lavoro pagato un prezzo giusto, una piccola casa, una famiglia, sono quelle che definisco delle aspirazioni ragionevoli. Ma ormai si ha l’impressione che solo un’unica razionalità abbia diritto di esistere, la razionalità economica che prevede che la gente ricerchi sempre di massimizzare il proprio profitto.

Questa pace nella propria casa, nel proprio giardino e nella propria cucina, questa ambizione limitata ma sostenuta democraticamente è stata possibile solo grazie a uno dei più grandi risultati della civiltà europea. Mi riferisco allo stato assistenziale o semplicemente alla sicurezza sociale. La sicurezza sociale, così come è stata costruita dal diciannovesimo secolo e soprattutto nel dopoguerra in Belgio, Svezia, Francia, Paesi Bassi e più di recente in Germania, rappresenta il vero tesoro della civiltà europea. Un tesoro prezioso quanto i gioielli delle cattedrali francesi, le sinfonie di Beethoven, i quadri di Vermeer, il Faust di Goethe o i romanzi di Camus.

L’edificazione e il mantenimento della sicurezza sociale esigono una visione strategica, dell’immaginazione, delle conoscenze tecniche, dell’ingegnosità, della razionalità. Doti simili a quelle utilizzate da Beethoven per comporre le sue sinfonie. E quando Draghi dice sul Wall Street Journal che ormai il modello sociale dell’Europa è scomparso e che il contratto sociale del continente è superato, non fa altro che porsi come un nemico di questa civiltà europea. In altre parole, Draghi fa parte dell’alto clero della parrocchia di San Precario.

Traduzione di Andrea De Ritis

http://www.presseurop.eu/it/content/article/3271981-san-precario-patrono-d-europa