Copenaghen: le Maldive e Tuvalu accendono il summit

tuvaluA Copenaghen stanno cominciando le prime manifestazioni. Ma le reti che hanno preparato il controvertice e la settimana di mobilitazioni che da oggi attraverseranno la capitale danese sono state anticipate da cortei e azioni all’interno del Bella Center, il luogo dove si sta svolgendo il summit ufficiale.



Ieri pomeriggio un gruppo di delegati ha fatto un corteo interno al summit, gridando “Tuvalu! Tuvalu!” e “Real Deal!”.
Anche stamattina qualche decina di ragazzi appartenenti soprattutto a delegazioni delle isole del Pacifico ha fermato i lavori inscenando una “tempesta climatica” (alcuni paesi ci si dovranno abituare, all’aumento delle tempeste tropicali) o perlomeno facendo un bel po’ di confusione.
Ieri sera poi cinquanta ragazzi americani si sono infiltrati tra il pubblico di una trasmissione TV di un dibattito ospitato da un’organizzazione Usa di “negazionisti” e dopo cinque minuti l’hanno interrotta e si sono impossessati delle telecamere gridando contro chi – di
solito pagato dalle multinazionali inquinatrici – continua a negare il climate change contro ogni evidenza.

Anche i capi delegazione dei paesi del Sud stanno alzando la temperatura del vertice, parlando ormai apertamente di “colonialismo climatico” per i paesi poveri e di “percorso suicida” per le nazioni che stanno a pochi metri sul livello del mare. Gli eroi di ieri sono insomma Tuvalu e Maldive, che stanno radicalizzando il vertice con richieste ben distanti dai maquillage proposti dai paesi ricchi, ma anche gli Stati Uniti (non il governo ovviamente, ma gli attivisti grassroots più intelligenti e tatticamente in gamba).

Oggi partono anche le manifestazioni di Climate Justice Action, stamatina contro le corporation più responsabili del cambiamento climatico. Intanto continuano ad arrivare persone da mezza Europa. Alle frontiere i controlli sono aumentati, e sembra che ci sia anche stata qualche rifiuto di far entrare alcuni attivisti.

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