Secur-Flexibility, non Flex-Security

In Italia sei lavoratori su 10 non sono tutelati dall’art.18. E anche quando chi è garantito può finire vittima di un licenziamento collettivo. Solo dopo aver introdotto un reddito di base si potrà parlare di riforma del lavoro.

Una risposta ad Alesina e Giavazzi A leggere l’editoriale di Alesina e Giavazzi pubblicato sul Corriere della sera di domenica, uno spettro si aggira per l’Italia. È lo spettro dell’art. 18, causa di ogni male, in particolare della precarietà.

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Ichino per tutte le stagioni

In questi giorni il senatore Pietro Ichino compare spesso in televisione e sulle pagine dei giornali. E’ uscito infatti l’8 novembre la sua ultima opera: “Inchiesta sul lavoro”. In tale libro, il senatore Ichino spiega la sua proposta di “grande riforma” del lavoro e delle relazioni industriali. Il perno è la cd. flexsecurity, ovvero l’utilizzo combinato di flessibilità nel mercato del lavoro e sicurezza sociale. La proposta non è nuova (è almeno da dieci anni che se ne parla), ma è solo da due anni che è stato depositato in Senato un disegno di legge (il n. 1873/2009) che reca la sua firma. La premessa, l’ipotesi di partenza, è fondamentale: l’esistenza di un rigido apartheid nel mercato del lavoro, tra i garantiti e i non garantiti. Dalla sua verifica deriva infatti la validità della proposta.

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