Contratto di lavoro dei giornalisti 2009: un esempio di svalorizzazione della conoscenza



Sindacato ed editori hanno firmato il nuovo contratto di lavoro
dei giornalisti italiani all’alba di venerdì 27 marzo 2009. I rinnovi
contrattuali si firmano sempre nel cuore della notte, mentre la gente comune
dorme e forse sogna, incosciente, inconsapevole. Questo lo si è firmato dopo
oltre quattro anni dalla scadenza, nel cuore di una notte che si srotolava
durante una inedita crisi economica mondiale. La prima del capitalismo
cognitivo contemporaneo.

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Giornalisti: il contratto c’è. Aiuto!



Non c’è una lira, non c’è un diritto. Non l’aggiunta di una
postilla, di un’appendice, di una nota. I giornalisti e le giornaliste precari
e precarie sono stati rimossi, dimenticati. Nel nuovo contratto di lavoro, appena
firmato, per loro non c’è spazio.

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Disinformazione Precaria

 

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La fuffa stampa e ‘l’aiutino’ 

Belli i titoloni dei giornali di venerdì e sabato. Ricchi i resoconti degli approfondimenti TV e TG. ‘Aiuti ai precari’, titolava il Corrierone, ‘Ammortizzatori sociali per i precari’ gli faceva eco la Stampa, ‘Sussidi ai precari’ rimbombava il Sole 24 ore seguito da TG1,2,3,4,5 in buona compagnia.
Bene, ottimo. Un sospiro di sollievo per tutti precari ed ex precari che si battono per l’ottenimento di diritti e reddito.

 

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L’insostenibile precarietà  dei knowledge workers

Una tela tessuta pazientemente, anche se talvolta capitava che ciò che era
stato costruito di giorno veniva smontato la notte, dopo una feroce
ristrutturazione, un contratto di lavoro non proprio edificante o una legge
nazionale pessima. Fattori che non hanno tuttavia impedito a giornalisti,
lavoratori dello spettacolo, insegnanti, docenti a provare a sviluppare un
ordine del discorso «potente» e critico rispetto alle trasformazioni che
hanno caratterizzato il capitalismo degli ultimi trent’anni.

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Carta dei diritti dei lavoratori della conoscenza

Noi, lavoratori cognitivi dell’informazione e del settore dei media,
dell’editoria e dell’industria culturale, della scuola e
dell’università, della ricerca, dello spettacolo, della formazione e
della relazione, del design e della comunicazione, non solo non
pagheremo la vostra crisi ma, per porre un argine a questa deriva e
iniziare a invertire la tendenza, riteniamo necessario unirci e
riconoscerci su obiettivi comuni. Per questo rivendichiamo quanto
contenuto in questa Carta, che sottoponiamo alla condivisione dei tanti
e delle tante che si trovano a vivere la stessa condizione. Questi
documenti, frutto di un processo di general intellect che
intende proseguire, attendono dunque commenti e integrazioni.

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