Posizioni sulla manifestazione del 20 ottobre 2007

Rassegna stampa dal Corriere della Sera
e dal Manifesto settembre 2007

COSA FA LA COSA ROSSA PER COSARE IL
GOVERNO A DIRE QUALCOSA DI SINISTRA

CICLO DI INTERVISTE DEL MANIFESTO E DEL
CORRIERE

  1. Giannini (Partito della
    rifondazione comunista) 9/9/07 MANIFESTO

  2. Cento (Verdi) 11/9/07 MANIFESTO

  3. Niccolosi (CGIL lavoro e società)
    12/9/07 MANIFESTO

  4. Marco Revelli 13/9/07 MANIFESTO

  5. Alleva (Giuslavorista) 14/9/07
    MANIFESTO

  6. Rinaldini (FIOM)15/9/07 MANIFESTO

  7. Cremaschi (FIOM) 9/9/07 CORRIERE

  8. Giulietto Chiesa MANIFESTO

  9. Mussi (SINISTRA DEMOCRATICA)
    CORRIERE

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FIOM e lo strappo

Dal
manifesto e dal corriere settembre 2007

1) I metalmeccanici non
approvano Manifesto 12/9/07

2)
L’ esecutivo e lo strappo di Rinaldini I TAMBURI DELLA FIOM13
settembre, 2007 Corriere della Sera

3)
il Leader Epifani: ora il chiarimento I metalmeccanici non sono un
sindacato a parte 13/9/ 2007 Corriere

4)
RETROSCENA Svolta movimentista delle tute blu La parola «scissione»
non fa paura 12/)07 Corriere

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Protocollo del governo su welfare e competitività  del lavoro


Logica straordinaria
La prima chicca riguarda gli straordinari. Attualmente, le aziende con più  di 15 dipendenti che superano le 40 ore di lavoro devono pagare un  contributo che aumenta al crescere degli straordinari. Miracolosamente, grazie al protocollo, i contributi aggiuntivi vengono azzerati. Tradotto: lo straordinario costerà meno. Non è difficile dedurre che tale strumento verrà utilizzato in maniera più massiccia. Davvero una bella pensata: l’orario medio in Italia supera le 1800  ore all’anno ed è tra i più alti in Europa (dati Ocse, 2007)!
IL SAGGIO DICE: la precarizzazione ha eroso prima i diritti e poi il  potere di acquisto dei lavoratori? Ha reso le imprese strapotenti e strafottenti?
Fatalità! Se non si vive  più con lo stipendio normale, stare al lavoro una dozzina di ore al giorno, è buono e giusto. Domani, se  necessario, potremmo pure fornire le aziende di una zona dormitorio con lettini pieghevoli.

La matematica non è un’opinione (per cogliere appieno gli importanti risvolti di questo secondo provvedimento bisogna aver sostenuto un esame: metafisica dell’analisi matematica 3 – prego astenersi incompetenti ). Qui si parla di competitività del lavoro e di accordi aziendali (quelli che si siglano solo nelle grandi imprese). Da un lato, gli sgravi contributivi a carico dei lavoratori aumentano dal 3% al 5% (pazzesco!!!), dall’altro, le imprese avranno uno sgravio di ben il 25% (cioè, 5 volte di più dei lavoratori).
Tradotto: se la contrattazione integrativa permette 100 euro lordi di aumento salariale -di cui 50 netti in busta paga- sui restanti 50, 2,5 euro (rispetto agli attuali 1,5) andranno in tasca al lavoratore, mentre le imprese risparmieranno, per ogni lavoratore,12,5 euro.
IL SAGGIO DICE: su questo secondo punto il saggio non ha un cazzo da dire.
Ma veniamo al clou, alla parte pregnante, attinente i contratti precari. Se quello che avete letto fino a questo punto vi sembra una presa in giro, non allarmatevi: ciò che segue è anche peggio.

Lavoratori terminali
Per i contratti a termine si prevede un tetto massimo di 36 mesi (che può essere diluito nel tempo) al termine del quale scatta l’assunzione a tempo indeterminato. Ma (c’è sempre un "ma" o un "se"), il passaggio non è automatico. Se l’impresa, con l’avvallo del sindacato o del singolo lavoratore (in assenza del sindacato), dichiara, presso la Direzione Provinciale del Lavoro, che ha bisogno di prolungare il contratto di lavoro temporaneo, il limite dei 36 mesi può essere bellamente ignorato. Ve lo immaginate il povero lavoratore che dopo tre anni di lavoro temporaneo dichiara di non essere d’accordo con il  prolungamento del tempo determinato? Senza contare che l’impresa può dismettere tranquillamente il lavoratore prima della scadenza dei 36 mesi e magari riassumerlo come interinale.
IL SAGGIO DICE: sbaglia chi pensa di scorgere un provvedimento contro la  precarietà partendo dal punto di vista del lavoratore a termine. Per lui poco cambia. Ma il sindacato, la direzione provinciale del lavoro, magari il tribunale e gli ispettori del lavoro avranno un bel daffare nel verificare, stipulare, analizzare l’eventuale continuità del lavoro a termine (decine di assunzioni negli ambiti  interessati?). Per sostenere il costo di tutta questa baracca si potrebbe trattenere qualcosa dalla busta paga del Terminale

Incentivazioni e rottamazioni
Il governo vuole abolire la piaga del precariato e quindi è disposto a dare incentivi per favorire l’assunzione di donne, giovani fino ai 29-30 anni ed ex lavoratori di età superiore ai 50. A tal fine si valorizza il contratto d’inserimento (ve lo ricordate i Cpe, il contratto di primo impiego francese?) Ovviamente, gli incentivi vanno alle aziende!
IL SAGGIO DICE: se si incentivasse il lavoratore giovane, la lavoratrice, il lavoratore over 50 a mandare a cagare le aziende, le loro sottoretribuzioni, i loro ricatti -la precarietà-, queste sarebbero costrette ad avere un atteggiamento ben più attento e meno vessatorio. La  scelta è questione di possibilità. Un welfare che cerca di incidere sul  mondo precario dovrebbe fornire scelta, possibilità e opportunità ai lavoratori e ai precari e non alle aziende.

Due pesi, due misure, un’unica presa per il culo
Il governo è sinceramente intenzionato a ridurre la precarietà e, con sommo gaudio, annuncia l’abolizione del lavoro a chiamata e dello staff leasing, cioè l’affitto di manodopera anche a tempo indeterminato. Questi provvedimenti riguarderanno lo 0,01%  dei lavoratori. Bene. Nel frattempo i MILIONI di co.co.pro rimangono in vigore. Anzi, per loro è previsto un aumento di un punto percentuale delle  aliquote contributive nei prossimi tre anni, dal 23,5% attuale al 26,5% del 2010.
L’intenzione è quello di rendere più caro per le imprese il ricorso al lavoro precario. In realtà, tale incremento viene quasi sempre scaricato sui redditi dei lavoratori. Attenzione! Il giochetto è semplice: se,  per esempio, un’ora di lavoro costa alle imprese, diciamo, 10 euro, di cui 3 in contributi e 7 in tasca al collaboratore, con l’aumento degli
oneri sociali avviene che i contributi passano da 3 a 4, il salario del lavoratore diminuisce, in proporzione, da 7 a 6 euro e l’impresa – beata – paga sempre 10 euro.
IL SAGGIO DICE: Ma che te lo dico affà?

Ammortizzare l’ammortizzabile!
Vi domanderete. Ma dove stanno i fantomatici provvedimenti di welfare? Non ci sono, ma arriveranno, niente paura. Ci sarà la riforma degli ammortizzatori sociali, cioè aumento del sussidio di disoccupazione e l’estensione della casa integrazione alle piccole imprese. Peccato, che oggi poco più di un quarto di quelli che sono di fatto disoccupati riescono a rientrare nei parametri giusti per accedere al sussidio di disoccupazione. E ci si guarda bene dal toccare tali parametri.
IL SAGGIO DICE: è comunque questione di quarti, quartini e quartetti. Per i quarti, fra i più famosi, c’è il quarto di bue, il quarto trimestre  e così via. Per i quartini, c’è quello di vino e quello che mi da il pusher quando sbiello e lo imbarazzo davanti alla gente per bene. Per i quartetti ricordiamo il quartetto Cetra, quello d’archi e i quattro dell’Ave Maria. In pratica tutto sta nel farsi trovare al posto giusto nel momento giusto (si fa prima ad emigrare).

La Confindustria plaude, i sindacati, Cisl e Uil, approvano. La Cgil, come al solito, si lamenta ma si appresta a firmare. I precari e le precarie si incazzano e sempre più comprendono che solo la loro autonomia li potrà riscattare.

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Le Minchinate: “Il contratto impossibile”

dal Corriere della Sera – 13 giungo 2007-
editoriale:

Relazioni industriali, il sistema non funziona più 
IL CONTRATTO IMPOSSIBILE 
di PIETRO ICHINO
   
 Che cosa sta accadendo al nostro sistema di relazioni sindacali? Da anni ormai i contratti collettivi nazionali di lavoro per la maggior parte si rinnovano con gravi difficoltà e in pesante ritardo o non si riescono a rinnovare affatto. Il più noto è quello dei giornalisti, che è scaduto da due anni e per il quale sono risultate inutili 15 giornate di sciopero; ma parliamo anche di quasi tutti i contratti del trasporto pubblico (i cui scioperi, con immancabile cadenza mensile, gravano pesantemente sull’intera economia del Paese), del settore statale e di numerose grandi categorie industriali e del terziario.

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MayDay, atto 7: 60mila a Milano San Precario a suon di musica

3 maggio – Liberazione

In piazza i lavoratori in lotta e molti migranti

MayDay, atto 7: 60mila a Milano San Precario a suon di musica

di Francesco Purpura 

Per la settima volta consecutiva la mayday parade milanese sfila per le vie della città  portando in piazza decine di migliaia di precari. Cinquanta, sessantamila giovani (e non) hanno riempito le strade di Milano nel pomeriggio del Primo Maggio in una manifestazione se possibile ancor più riuscita, partecipata e colorata delle precedenti.
In contemporanea con oltre venti città  europee, come ormai da tre anni a questa parte e in rete con le iniziative di Napoli, Palermo e L’Aquila, quasi trenta camion hanno scandito i suoni, le rivendicazioni e le vertenze dei precari milanesi che non si riconoscono nelle politiche concertative di Cgil Cisl e Uil. C’erano i lavoratori della Wind di Sesto S. Giovanni, da mesi in lotta contro i processi di esternalizzazione che minano i posti di lavoro,supportati dai "cospiratori precari" di Genova del centro sociale Terra di Nessuno, gli ormai veterani "precari dello spettacolo", come sempre in cooperazione con il Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa, il "coordinamento degli operatori sociali" che insieme al centro sociale Pacì Paciana di Bergamo animavano un carro rosa shocking, i neo-ccupanti dell’Asso, il collettivo di studenti universitari che ha dato vita pochi giorni fa ad uno studentato autogestito impossessandosi della storica sede del Pci/Pds/Ds di Via Volturno, un camion enorme della "città  di sotto", nodo sociale della costituente Sinistra Europea che appoggiandosi al Leoncavallo ha visto la partecipazione di delegazioni da diverse città  italiane e tanti altri ancora.

C’erano ovviamente anche i sindacati di base, a cominciare dalla sempre più visibile Cub, che ha riempito di bandiere tutto il percorso e che, forte del suo ruolo di co-fondatore dell’iniziativa, ha colonizzato la piazza d’arrivo della manifestazione, presenti così come le delegazioni del Sindacato Intercategoriale dei Lavoratori, con una partecipazione significativa di migranti, gestori e operatori dei phone-center che la recente legge 6 del governatore Formigoni costringe di fatto a chiudere e che quindi ricordavano come "ci hanno fatto diventare precari per legge". E poi tantissimi piccoli gruppi, micropresenze da ogni dove a confermare, se non nei numeri sicuramente nell’estensione territoriale e nella diversità  di provenienza, l’ormai consolidato superamento della mayday sul sempre più fiacco e incolore primo maggio sindacale. «E’ un fatto incontestabile -ha dichiarato Piergiorgio Tiboni, – che si è trattato della più importante manifestazione per il Primo Maggio che si è tenuta in Italia.

La mobilitazione di tante persone, tra cui la novità  di quest’anno è la partecipazione di migliaia di studenti delle superiori e delle università  – continua Tiboni – dà  la misura dei bisogni e della partecipazione alle lotte per una profonda modifica della politica economica e contro il lavoro precario». Mayday, atto settimo quindi. Sette anni intensi, di crescita, in cui, come recita il sito di Chainworkers che in questi anni ha tessuto la trama e le fila di quest’esperienza, si è passati dalla "sorpresa" di un nuovo soggetto che affermava la sua esistenza nel 2001 e 2002 al dichiarare poi la condizione sociale (e non solo lavorativa quindi) della condizione di precarietà  nel 2003. E’ seguita l’invasione dei cinquantamila del 2004, primo anno di moltiplicazione delle parade precarie nelle città  europee e di comparsa sulla scena di quel San Precario che negli anni a venire diverrà  vera e propria icona no-copy degli attivisti maydayani lungo tutto lo stivale. Proseguono il percorso storico-politico gli Imbattibili, i supereroici modi in cui nel 2005 vengono comunicate e rappresentate le diverse forme di resistere alla precarietà  per arrivare infine all’anno scorso in cui, provocatoriamente, si afferma che se è l’intera vita dei precari ad esser messa in gioco allora la lotteria in cui s’è inseriti (e che viene resa parodia) è il meccanismo da inceppare per non sentirsi dire sempre e comunque "ritenta, sarai più fortunato".

Quest’anno, con la collaborazione anche di Liberazione, i richiestissimi "Tarocchi precari" hanno mostrato a tutti le due facce possibili delle mille diverse condizioni precarie: sfruttamento e mancanza di diritti da un lato ma cospirazione, iniziativa e rete solidale dall’altro. E i manifestanti di Milano hanno già  detto chiaramente da che parte si collocano.

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