corriere.it – 11 maggio 2010
Scala, confermato sciopero contro dl governo. Salta la prima del 13 maggio
Martedì prove aperte de «L’Oro del Reno». Filarmonica: «Per protesta, i compensi in beneficenza»
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corriere.it – 11 maggio 2010 Scala, confermato sciopero contro dl governo. Salta la prima del 13 maggio Vi ricordate la Lamborgini della polizia stradale di Bologna? Corriere.it – 30 Novembre 2009 La Lamborghini in dotazione alla polizia stradale di Bologna, da giovedì in mostra al Salone dello Studente a Cremona, è andata distrutta in un incidente avvenuto a Cremona. Il ‘bolide’ si è infatti andato a schiantare contro delle auto in sosta per evitare una vettura che le avrebbe tagliato la strada. I due agenti a bordo sono rimasti feriti in modo non grave. La vettura, 5.000 di cilindrata, era preceduta da un’altra volante della polizia, diretta a Castelvetro Piacentino per imboccare l’autostrada e rientrare a Bologna. Un’auto è però uscita da un distributore di benzina, tagliando la strada agli agenti. Per evitarla, il conducente della Lamborghini ha sterzato sulla destra e si è schiantato contro due vetture in sosta. I due agenti a bordo della Lamborghini sono rimasti feriti in modo non grave: il conducente ha riportato lo schiacciamento di una vertebra e la frattura di una costola, l’altro solo contusioni. (Rastelli) milano.corrire.it – 25 novembre 2009 Nella giornata contro la violenza sulle donneI carabinieri: via lo striscione. Ma i manifestanti si oppongono. Segue lo scontro, alcuni ragazzi contusi
MILANO – Una manifestazione non autorizzata nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Uno striscione che chiama in causa la polizia, colpevole secondo chi l’ha redatto di compiere stupri nei Cie, i centri di identificazione ed espulsione per gli immigrati. L’intervento della Digos e dei carabinieri, il contatto, contusi e sangue a terra. È la sequenza di quanto accaduto mercoledì pomeriggio in piazzale Cadorna. GLI SCONTRI – Un gruppo di manifestanti, in gran parte donne, si è radunato davanti alla stazione ferroviaria, srotolando uno striscione: «Nei centri di detenzione per immigrati la polizia stupra». Il presidio è nato spontaneamente, senza una sigla. Un passaparola tra amici, appartenenti a diversi gruppi antirazzisti o femministi, ma che si è esteso a studentesse, a signore di mezza età. La frase sullo striscione, un’accusa pesante che fa riferimento a un episodio accaduto mesi fa nel centro di via Corelli dove una nigeriana sarebbe stata stuprata da un poliziotto, mette in allarme le forze dell’ordine. Arriva la Digos, gli agenti chiedono di rimuovere il telo, i manifestanti si oppongono. «Parte la prima carica dei carabinieri» raccontano i presenti. Ci sono dei contusi. «Quattro ragazzi erano a terra, feriti, perdevano molto sangue». Lo striscione rimane al suo posto, secondo “contatto” tra militari e dimostranti. La tensione sale, finché viene deciso di arrotolare l’oggetto del contendere. Dopo qualche ora, in serata, la manifestazione si scioglie. A quanto pare nessuno è dovuto andare in ospedale. Probabilmente alcuni dei presenti, identificati dalle forze dell’ordine, saranno denunciati. «La cosa assurda è che tutto questo è successo nel giorno contro la violenza sulle donne» conclude una ragazza. Corriere.it Milano – 24 novembre 2009 Tensione e assemblee. La protesta sospesa grazie alla mediazione del sindacatoI dipendenti del call center Omnia: resti qui e spieghi quando paghereteMILANO — «Adesso basta! Questa volta lei resta qui con noi e ci spiega quando arriveranno gli stipendi arretrati». Parlare di sequestro di persona sarebbe troppo. Resta il fatto che ieri, al call center Omnia, periferia Nord di Milano, la tensione è rimasta alta tutto il pomeriggio. Intorno alle 14 i 400 dipendenti in turno hanno «convinto» il direttore del personale, Manuel Putto, a fare chiarezza riguardo il futuro dell’azienda: ormai da un anno gli stipendi vengono pagati a singhiozzo, in questo momento i mesi di ritardo sono due. «Purtroppo non avevo le risposte alle domande che mi venivano fatte», allarga le braccia Putto. Così l’assemblea permanente — il direttore del personale nel mezzo — è rimasta convocata a oltranza. In attesa di qualcuno che intervenisse a chiarire la situazione. Finalmente, alle sei del pomeriggio, è arrivato il presidente dell’azienda, Alessandro Gili. «Vi chiedo di continuare a lavorare. Solo così manterremo le commesse in corso. Al più presto sarà presentato un piano industriale. Da gennaio la situazione tornerà normale», ha detto in sostanza Gili. Le ragazze e i ragazzi dai mille euro al mese (a tempo pieno) non l’hanno presa bene. «E’ una questione di dignità, il nostro lavoro va rispettato», alzava la voce dal fondo una signora con gli occhiali. «E il mio mutuo chi lo paga?», faceva eco un ragazzo. «Io faccio fatica persino a comprare i pannolini per i miei bambini», sussurrava un terzo, un po’ imbarazzato, al collega sindacalista. Alle otto di sera, grazie alla mediazione del sindacato, l’assemblea si è sciolta con una sorta di ultimatum all’impresa: «O domani mattina alle otto (oggi per chi legge, ndr; ) venite qui e ci assicurate il pagamento degli stipendi, o noi smettiamo di lavorare». «Chi è assunto a tempo pieno in Omnia guadagna tra 950 e 1.100 euro — racconta Guido Trefiletti della Cub, sindacato presente nel call center insieme con la Cgil —. Ormai c’è gente che trova difficile fare il pieno all’automobile per raggiungere il posto di lavoro». «La situazione è troppo tesa. I dipendenti pretendono chiarezza e progetti chiari. Difficile dare loro torto, molti hanno famiglie da mantenere», si inserisce Paolo Puglisi, Slc Cgil, ancora pressato a tarda sera dai dubbi e dalle domande degli operatori del call center. Omnia service era un’azienda quotata in Borsa che, attraverso una serie di società, dava lavoro in Italia a oltre tremila persone. Di recente ha ceduto le controllate a VoiCity holding, partecipata al 70 per cento da un socio finanziario, la East investment, e al 30 per cento dai manager dell’azienda. Ieri mattina tra i banchi del call center è arrivata la notizia delle dimissioni di due dirigenti e la tensione è diventata ingestibile. Nella sede di via Breda, a Milano lavorano circa 800 persone. Le loro voci rispondono al telefono per conto di Wind, H3G, Mediaset. Altri call center del gruppo si trovano a Roma, Torino, Napoli, Bari. Rita Querzé milano.corriere.it – 4 nov 2009 A rischio 200 posti. Una ventina di dipendenti ex Eutelia hanno dormito in fabbrica Prosegui la lettura » |
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