Dopo le risposte alle prime domande più comuni, approfondiamo l’argomento Welfare metropolitano con altre cinque domande e risposte sul reddito.
7. Perché chiedere continuità di reddito è l’opposto dell’assistenzialismo?
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Dopo le risposte alle prime domande più comuni, approfondiamo l’argomento Welfare metropolitano con altre cinque domande e risposte sul reddito. 7. Perché chiedere continuità di reddito è l’opposto dell’assistenzialismo? La riforma del Welfare targata Boeri, che piace tanto alla pseudosinistra Da cinque anni a questa parte l’insicurezza di reddito è diventata di moda. Il tabù di un tempo, guai a parlare di precarietà, è diventato trendy ed è tutto un fiorire di libri, articoli, film, opere teatrali che trattano dell’argomento. Una piccola introduzione. Questa proposta poggia su alcuni principi che reputiamo centrali che sono stati discussi abbastanza approfonditamente nell’incontro precedente: l’affermazione del diritto alla scelta del lavoro per ribaltare i costi della precarietà sulle aziende, la costituzione di una cassa sociale per il reddito e una cassa sociale dei servizi per garantire un reddito diretto e indiretto, entrambe gestite con un bilancio separato, un salario minino orario per evitare il dumping salariale ed infine la semplificazione del panorama contrattuale nostrano. Crediamo fermamente che le sacrosante lotte che si stanno sviluppando in modo sempre più diffuso debbano darsi un’orrizzonte che sappia coinvolgere quelle realtà precarie che, vuoi per un gap culturale (mancanza di riferimenti) vuoi perchè impossibilitate dalla mancanza di qualsivoglia tutela, non riescono a prendere parola. Una battaglia sul reddito, declinato come welfare metropolitano è quindi un momento ricompositivo e strategico che merita una riflessione a sè e che non vuole sotituire o contrapporsi alle reti e ai coordinamenti che già si muovono nella crisi. Infine precisiamo che l’articolazione che troverete nel testo che segue dei principi sopra accennati è un ulteriore proposta che ha soprattutto lo scopo di alimentare il confronto. Sommario Dopo il commercio arrivano i chimici. Nel silenzio quasi assoluto, un’altra importante categoria di lavoratori ha un nuovo contratto firmato insieme da Cgil, Cisl e Uil. Il contratto che recepisce alcune delle norme della riforma contrattuale del gennaio 2009 sarà valido per oltre 200mila lavoratori nel triennio 2010-2012 e prevede un aumento lordo (il netto va decurtato di circa il 40% della cifra) di 150 euro medie da corrispondere in tre fasi successive di cui solo 135 lorde medie andranno a finire direttamente nelle tasche dei lavoratori, in tre tranche temporali. 13 euro vanno al fondo integrativo pensionistico Fonchim. 2 euro andranno inoltre a chi non ha il contratto integrativo di secondo livello, la grande maggioranza delle imprese chimico-farmaceutiche. Molto probabilmente fallirà il COP15 di Copenhagen, anche se alla fine usciranno dichiarazioni possibiliste circa un accordo che richiama Kyoto, ma senza l’enfasi dimostrata dai capi di stato e di governo dodici anni fa. |
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