Storia di una traduttrice

Terza puntata del nostro appassionante serial registrato tra i redattori precari milanesi. Riassunto delle puntate precedenti: una dopo l’altra due redattrici si sono confessate a City of gods. La prima lavora a scadenza su libri che ama (dice: "li coccolo") eppure è invisibile per tutti quelli che le stanno intorno, la seconda si occupa di una rivista di settore: la coordina, dalla bozza alla stampa, da co.co.co.

Questa volta a raccontarsi è una traduttrice. Come nelle altre narrazioni la cifra di fondo è la precarietà. Che pure non sarebbe tanto male se si traducesse in reale indipendenza…

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L’insostenibile precarietà  dei knowledge workers

Una tela tessuta pazientemente, anche se talvolta capitava che ciò che era
stato costruito di giorno veniva smontato la notte, dopo una feroce
ristrutturazione, un contratto di lavoro non proprio edificante o una legge
nazionale pessima. Fattori che non hanno tuttavia impedito a giornalisti,
lavoratori dello spettacolo, insegnanti, docenti a provare a sviluppare un
ordine del discorso «potente» e critico rispetto alle trasformazioni che
hanno caratterizzato il capitalismo degli ultimi trent’anni.

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Un’altra redattrice si confessa

Ecco, come promesso, la seconda puntata delle narrazioni raccolte da City of gods tra i redattori editoriali della Rete re.re.pre. Anche in questo caso l’intervistata è una donna. Aspetto interessante del racconto della nostra eroina di questa settimana è, oltre all’immancabile descrizione di un’annosa precarietà, il fatto che segua da co.co.co l’intero processo di confezione di una rivista di settore. Continuate a seguirci, altre storie vi aspettano!

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Un contratto da paura – Il Corsera scrive agli azionisti



L’anno 2008 dei giornalisti d’Italia finisce con una lettera
del Comitato di  redazione del Corriere della sera agli azionisti. Firmandosi
nome e cognome, i quattro membri del CdR (e il quinto? Daria Gorodisky – sul
cui molto contenuto stipendio dichiarato pubblicamente durante la Conferenza
nazionale dei CdR tutti si fanno domande – che fine ha fatto?) vuotano il
sacco: il Gruppo Rcs da tempo non ha progetti editoriali degni di questo nome,
a pensarci bene non ha a capo neppure veri editori ma un’accozzaglia di azionisti impegnati in svariate
attività, non investe ui propri giornali, è in ritardo e parla fuori proposito
di multimediale, ha sborsato, negli anni, cifre folli solo in liquidazioni extra
per manager in un continuo, infernale, tour over – cambiano così velocemente
che non si riesce a fare in tempo a capire se gli aumentano gli stipendi, come
succede a tutti gli altri, nel settore, anno su anno.

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Il contratto dei giornalisti in dirittura d’arrivo.

Ci sono voluti quattro anni, ma adesso è quasi fatta. Quei
"birichini" dei giornalisti, come li chiama il premier, sono pronti a
firmare il rinnovo del contratto di lavoro. Ricostruire tutta la
vicenda che sta giungendo a conclusione è complicato.

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