A sostegno degli operai della Lares e Metalli Preziosi

Ci era noto che nell’area milanese, il caso dell’Insee non era isolato. Era solo la parte più visibile di un iceberg, la cui massa nascosta, sotto il pelo dell’acqua, è molto più ampia di quanto si possa credere. Soltanto nei primi mesi di quest’anno, si possono riscontrare diversi casi analoghi: il centro di ricerche della Nokia-Siemens a Cinisello Balsamo, l’Esab di Mesero, l’Elco di Inzago, la Saes Getter di Lainate, la Lares e la Metalli Preziosi di Paderno Dugnano, l’Eutelia di Pregnana Milanese, l’Aluminium di Rozzano, la Ercole Marelli-Alstom Power e la Omnia Network di Sesto S.Giovanni, l’Ideal Standard di Brescia (da ieri occupata dai lavoratori), solo per citare le più grandi.

Si tratta, per lo più, di realtà produttive a medio-alto contenuto tecnologico e con valore aggiunto potenzialmente più elevato della media manifatturiera. E’ ciò che rimane della tradizione industriale italiana specializzata nella produzione di beni intermedi.

In questi giorni è scoppiato il caso Metalli Preziosi e Lares, due imprese leader nel proprio campo sino agli anni ’90, dove lunedì 14 settembre 5 lavoratori sono saliti sulla ciminiera della fabbrica.

Dal mese di luglio, le due imprese si trovano in stato di fallimento in seguito ai comportamenti truffaldini e speculativi del nuovo proprietario comune, tal Marcel Astolfi. Costui, una volta rilevate le imprese grazie ai soldi pubblici della legge Prodi Bis (che prevede finanziamenti per il mantenimento dell’attività produttiva, in caso di elevato indebitamento!), dopo un periodo di commissariamento straordinario, si è ben guardato dal fare gli investimenti necessari per la ripresa produttiva o la riconversione verso produzioni a minor impatto ambientale e al passo con le esigenze odierne. Ha pensato bene, come molto imprenditori nostrani, che era più comodo affidarsi alla speculazione sul mattone, soprattutto quando, in modo alquanto sospetto, l’area di una delle imprese (la Lares) sparisce dalla lista dei siti industriali a rischio ambientale (e, con un colpo di bacchetta magica, può essere destinato ad uso abitativo o commerciale). Si tratta di una prassi molto comune e diffusa nell’area milanese, che non a caso investe quelle aree metropolitane e suburbane che più verranno stravolte dal piano Expo.

In palio ci sono questioni che ci riguardano tutti. Da un lato si conferma il vero volto dell’operazione Expo 2015, ovvero l’essere il grimaldello di un processo di ristrutturazione del territorio milanese unicamente a favore della speculazione edilizia che va ben al di là dell’evento in questione. Dall’altro, si interviene sul mercato del lavoro e la sua composizione in modo traumatico, tramite il ridimensionamento ulteriore del lavoro industriale, la sua precarizzazione esistenziale con l’intento di aumentarne la ricattabilità e la docilità.

Il costo della crisi economica viene sempre più addossato al mondo del lavoro, anche là dove non c’è calo di produzione, garantendo sempre ad aziende e dirigenti facili ed immeritati profitti.

Limitarsi a chiedere la ripresa del lavoro grazie al provvidenziale arrivo di qualche nuovo padrone o l’intervento dei soci industriali di minoranza della Preramet di Mosca – come chiedono Cgil, Cisl e Uil – non solo non ha senso ma è fuorviante. E’ sempre più necessario cominciare a pensare ad un piano industriale nuovo, in grado posizionare sia la Lares che la Metalli Preziosi nella parte più innovativa del ciclo di produzione. Un piano che gli stessi lavoratori, in modo autogestito, tramite una cooperativa, potrebbero in prima persona intraprendere. Per questo è importante, in primo luogo, che le aree dove sorgono le due imprese siano sottratte all’attività speculativa, che già incombe nel caso della Lares. La destinazione d’uso a scopo produttivo deve quindi essere ribadita.

Come Associazione BioS, Comitato Operai del Nord Milano e Comitato No Expo siamo solidali alla lotta in corso, consci che sarà necessario coinvolgere anche le altre realtà del territorio per favorire un fronte comune contro il modello Expo e per un welfare e un lavoro a nostra misura.

Associazione BioS-San Precario, Comitato Operai del Nord Milano, Comitato No Expo

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