I precari editoriali da mesi senza paga Contestata la Cgil

23 marzo 2011 – Il Manifesto

Il mercato editoriale non vive certo un momento d’oro ma quello che è successo ieri in una delle librerie la Rinascita a Roma – storico brand del Pci che oggi ha cambiato proprietà – rende perfettamente il disagio di tanti precari metropolitani impiegati nell’industria culturale. Durante la presentazione del libro sulle vittime dell’amianto a Casale Monferrato – La lana della salamandra, del giornalista di «A» Giampiero Rossi, edizioni Ediesse (ne parleremo nei prossimi giorni) – un gruppo di giovani del movimento «Punti San Precario» ha fatto irruzione nella libreria di via Savoia, contestando la presenza di lavoratori in nero all’interno della Rinascita. Alla presentazione era invitata anche la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, che è stata fatta bersaglio di contestazioni quanto e più della stessa libreria.
Urla contro Camusso e contro la Cgil, colpevoli, secondo i contestatori di «non garantire i precari» e di «tutelare solo i pensionati»: la segretaria, in particolare, è stata accusata di «presenziare a un evento in una libreria dove sono impiegati lavoratori in nero». I toni erano accesi, al movimento dei precari hanno replicato alcuni dei dipendenti della libreria, spiegando che certamente la situazione è difficile ma che al momento non ci sono persone senza contratto nei punti vendita. La segretaria Cgil ha detto di non essere a conoscenza dei rapporti di lavoro all’interno delle librerie e della vertenza, e ha aggiunto: «È legittimo che i lavoratori che vogliono tutelarsi si rivolgano a un sindacato come a un movimento dei precari, ma da noi a quanto io sappia non sono mai venuti: li invito pertanto a far conoscere alla Cgil, o all’organizzazione che ritengono più utile, i loro problemi, e una soluzione la cerchiamo sempre».
Tentiamo di ricostruire i fatti per capire come mai si sia arrivati allo scontro di ieri. Sul blog indipendenti.eu, qualche tempo fa è uscita un’intervista a un lavoratore anonimo delle librerie della Rinascita, che si era rivolto ai Punti San Precario lamentando un arretrato di ben 6 mesi di stipendio, peraltro lavorati in nero. Questo precario raccontava che nelle tre librerie di Rinascita (oggi rimaste due dopo che una ha chiuso) lavorano «circa 30 persone», «la maggior parte delle quali non riceve lo stipendio da mesi pur continuando a lavorare quotidianamente». Molti di questi giovani, dunque, per far fronte ad affitti e bollette, sarebbero costretti a fare «lavoretti extra», dal call center al ristorante, e rimarrebbero nelle librerie «perché credono nel progetto culturale che vi sta dietro». L’intervista è stata ripresa due giorni fa dal Fatto, e la pubblicità ha moltiplicato i malumori.
Abbiamo parlato con l’attuale proprietario delle librerie, Massimiliano Iadecicco. «È vero – ammette – viviamo un momento di grande difficoltà. Ho dovuto chiudere un punto vendita, dove lavoravano 6 persone, e ne ho potute riassorbire soltanto 2. Non è vero però che ho 30 addetti. I dipendenti sono 14: 12 a tempo indeterminato e 2 a tempo determinato. È vero, ed è stata una mia leggerezza, che dopo la chiusura di una libreria ho tenuto in tutto 4 collaboratori, 2 da settembre scorso e 2 da gennaio, non in nero ma in prestazione occasionale. Tirata un po’ troppo per le lunghe, ma mi ripromettevo di riassumerli». Angela Bruno, una delle dipendenti, conferma che «oggi non abbiamo persone non contrattualizzate ma è vero che ci sono stati 4 collaboratori che hanno ragioni di disagio. Tutti noi siamo in ritardo con gli stipendi in media da tre mesi, ma questo non ci impedisce di continuare a lavorare: abbiamo condiviso con la proprietà un percorso di riorganizzazione, in attesa speriamo della stabilità». Iadecicco e i dipendenti incontreranno i Punti San Precario lunedì prossimo, per un dibattito pubblico, alla libreria di viale Agosta 36, alle 16.

di Antonio Sciotto

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