Tommaso Basevi ci ha girato un suo interessante articolo uscito su “Alias” (supplemento de “Il Manifesto”) e che pubblichiamo volentieri.
Li chiamano “ jumpers “: i saltatori. Oppure i “nomadi del nucleare”. Sono lavoratori senza fissa dimora, che percorrono la Francia inseguendo una chiamata. Dormono in campi roulottes alle porte delle centrali nucleari, pronti a intervenire per i lavori più rischiosi: manutenzione idraulica, meccanica, pulizia dei macchinari ad alto tasso di radioattività. Per 50 anni nessuno si è mai interessato a loro. Invisibili. Fagocitati dal silenzio, aspirati dal reattore. Oggi le loro voci cominciano a farsi sentire alzando il velo su tante menzogne propagandate come verità scientifiche. Un documentario (“R.A.S – Nucléaire. Rien à signaler” di Alain de Halleux, distribuito da Iota Production e Crescendo films) alcuni romanzi “sociali” di cui uno, “La Centrale” (Elisabeth Filhol, edizioni P.O.L) che, a sorpresa, ha scalato le classifiche delle vendite Oltralpe e che sarà prossimamente tradotto anche in italiano.








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