Disobbedienza non è violenza (sui fatti di Arcore)

Arcore, 6 febbraio 2011: disobbedienza non è violenza. Resistenza viola piemonte

Unità non significa uniformità. Disobbedienza non significa violenza. Sono tanti e diversi ma molto uniti tra loro i progetti criminali della classe politica. Sono pochi, diversi e purtroppo ancora divisi tra loro, nelle forme più ancora che nei contenuti, i movimenti che resistono e si oppongono.

La  violenza peggiore la subiamo noi, ogni giorno, insultati da atti, decreti, dichiarazioni e comportamenti di una classe politica sempre più corrotta, collusa, occupata ad usare una carica pubblica per l’ormai palese tutela dei propri interessi o degli interessi della solita lobby imprenditoriale.
Dopo lo straordinario NoBDay del 5 dicembre 2009 abbiamo manifestato per oltre 14 mesi il nostro dissenso, contro chi ci ruba il futuro, al fianco degli studenti, dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, degli immigrati rinchiusi nei nuovi lager, i CIE, dei NO TAV, delle donne di Terzigno. Ma abbiamo anche saputo “alzare la testa”  e contestare, sempre pacificamente, la presenza di Schifani alla festa del PD, a settembre a Torino. E per questo siamo stati chiamati “fascisti”, “squadristi”, “facinorosi”, “anarco-insurrezionalisti”.
Non siamo nulla di tutto questo. E se siamo “squadristi” lo siamo come estremi (pur sempre pacifici) difensori di una democrazia che cade a pezzi che non trova neanche nei partiti della cosiddetta opposizione una rappresentatività, siamo stanchi di restare a guardare e pur continuando a manifestare pacificamente riteniamo non solo un diritto ma un dovere far sentire la nostra voce, quella di un’Italia che non si arrende, quella di un’Italia che dice ORA BASTA!
Le piazze colorate, goliardiche, ironiche, sono un segnale importante, ma un segnale altrettanto significativo sono le voci di quei cittadini, uomini e donne, giovani e anziani, che sentono il bisogno di far arrivare la loro indignazione a chi con troppa arroganza si arrocca nei propri palazzi, difeso da quelle forze dell’ordine che fanno un dovere che sfiora ormai il paradosso, difendere corrotti e collusi con la mafia da cittadini pacifici, onesti, ma determinati. Quelle voci vanno ascoltate, non ignorate e tanto meno isolate. Un errore commesso in passato da troppi movimenti.

Si continua, purtroppo, a parlare solo di violenza. Eppure nessuno ha cercato “lo scontro”, meno che mai l’organizzazione (la Rete Viola) che ha sempre invitato alla calma e a restare nella piazza. Ma è giusto raccontarli tutti, perché i primi scontri ai quali abbiamo assistito sono stati quelli tra partiti come IDV e PD che hanno contestato con violenza verbale e fisica lo striscione del Movimento 5 stelle, considerandolo offensivo perché riportava la frase “LICENZIAMOLI TUTTI”, riferito ai partiti al governo e a quelli dell’opposizione. Eppure i “costituzionalisti” dovrebbero sapere che è ancora consentito  esprimere liberamente il proprio pensiero, in questo paese.
Tutta l’attenzione mediatica è andata a quella violenza (non così drammatica come riportata strumentalmente dai media) scatenata dalle cariche partite a manifestazione ormai finita. La prima carica di sfollamento è partita senza alcuna provocazione violenta da parte dei manifestanti. I lanci di bottiglie sono arrivati dopo. Evidentemente l’obiettivo era disperdere la folla, troppo vicina alla villa dove domenica c’era il premier. E per farlo hanno aspettato che i cittadini che tradizionalmente compongono il movimento viola (perché c’erano e questo è innegabile)  si allontanassero dalla linea delle forze dell’ordine. Lasciando i più giovani, gli studenti, i più arrabbiati perché sanno di non avere un futuro. Cosi’ era più facile etichettare il dissenso come  quello di facinorosi, centri sociali, estremisti.
Qui il video che mostra l’inizio del corteo, e la presenza di tanti viola (oltre al nostro gruppo): http://www.youtube.com/watch?v=BQFreBPLiIk
Troppo pericoloso mostrare alla stampa mondiale che l’Italia reagisce, che uomini e donne di ogni età e con una diversa provenienza affrontano con decisione un corteo non autorizzato per affermare, pacificamente, che “la misura è colma!”. Dovevano minimizzare l’accaduto, ridurlo ai “professionisti della violenza”,  quella carica non è partita per il lancio di bottiglie o altro. E’ partita perché non si potevano permettere di mostrare tanta indignazione di molti cittadini cosiddetti “normali”. Cosiddetti, appunto.
Per motivi logistici a quell’ora erano rimasti solo i “locali” perché chi arrivava da fuori doveva rientrare all’autobus, ma dissociarsi o etichettarli come estranei, come “non viola” o come “altro” , a ben guardare, fa il loro gioco. Perché tanti sono venuti alla manifestazione con modi e forme di protesta diversi. Non sta a noi, che non siamo un partito, dire chi puo’ dirsi viola e chi no. E’ molto, troppo autoreferenziale.  La Rete Viola sta costruendo una nuova unione ma unità non significa uniformità. Molti viola erano in quel corteo, un corteo chiesto a gran voce dalla piazza e partito spontaneamente dalla stessa.
Disobbedienza civile non è violenza. L’unica violenza ieri l’hanno subita i manifestanti… e i due ragazzi che sono stati processati sono giovani impegnati,  attivisti che meritano la nostra solidarietà, che non hanno alzato “un dito” verso alcun poliziotto, hanno usato la voce, hanno gridato slogan (infatti sono tornati in libertà, l’udienza è prevista il 7 marzo).
Come Resistenza Viola esprimiamo massima solidarietà ai due arrestati, auspicando che i video della manifestazione possano mostrare che il loro dissenso si è avvicinato alla villa di Arcore sempre in modo pacifico e non hanno fatto alcun tentativo “fisico” di forzare il cordone delle forze dell’ordine.” Nessuno  ha forzato il cordone, nessuno ha spinto, nessuno ha fatto nulla per andare oltre, non c’era nessuno con passamontagna, armi o oggetti contundenti. Ci si è fermati al limite posto, dalle forze dell’ordine.
Oggi le piazze sono “urlanti”, perché la situazione è drammatica e se migliaia di persone domenica hanno affollato la manifestazione di Arcore, dopo i primi interventi si percepiva un diffuso senso di disagio, probabilmente dovuto al fatto di essere tenuti a distanza da quella villa nella quale sono entrati, scortati, mafiosi, escort e papponi. Sempre più spesso le grandi manifestazioni portano forme diverse di dissenso e dimostrano che l’indignazione è crescente. Più che dissociarci dovremmo evidenziare che i parlamentari prezzolati che stanno svendendo la nostra dignità per garantire la solida maggioranza del peggior governo degli ultimi 150 anni sono il peggior segnale che si possa dare ad un paese che da anni, pacificamente, chiede che la politica sia fatta con le mani pulite! E quando le istituzioni vengono meno al dovere di rappresentare tutti i cittadini, i cittadini percorrono strade diverse, per l’autodeterminazione.

Il punto fondamentale non era “dissociarsi” da forme diverse di espressione dell’indignazione che ha ormai raggiunto livelli massimi ma, piuttosto, ricordarne le ragioni. E su quelle ricordare le responsabilità di chi da troppo ignora questa voce.

Quanto è successo, ad Arcore, è stato una risposta pacifica ma determinata alla violenza dello Stato. Abbiamo letto e recitato come un mantra quell’articolo 54 della nostra Costituzione per il quale abbiamo richiesto le dimissioni di Silvio Berlusconi che, originariamente, era stato formulato in questi termini (e poi modificato):

Art. 50 – Ogni cittadino ha il dovere di essere fedele alla Repubblica, di osservarne la Costituzione e le leggi, di adempiere con disciplina ed onore le funzioni che gli sono affidate.
Quando i poteri pubblici violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è diritto e dovere del cittadino.”
Resistenza Viola Piemonte