Uno slogan si aggira per la rete, attraversa le piazze, viene urlato dai megafoni: Voglia di sciopero precario. Ma cos’è lo sciopero precario?

Lo sciopero precario è uno sciopero contro la precarietà. Detto così sembra chiaro e semplice, ma semplice non è. Questo paese è diventato precario perchè una parte della popolazione ha perso il diritto alla protesta, la possibilità di scioperare, di avanzare rivendicazioni collettive.

Questa popolazione è composta dalle generazioni precarie, dai migranti e da tutti coloro che nascosti nelle pighe dell’informazione hanno prima perso visibilità (cosa grave) e poi hanno smarrito la capacità di rappresentarsi come forza collettiva. Non importa che oggi tutti i media parlino della questione precarietà. Ciò che conta è che nei dieci/quindici anni di black out i precari/e hanno disimparato a battersi per i loro diritti.
Non è per caso che abbiamo scelto di lanciare uno sciopero invece di una manifestazione di piazza. Lo sciopero cercherà di scardinare non solo i meccanismi del silezio, ma soprattutto di far comprendere che la nostra debolezza può diventare forza. La verità è che se i precari si fermassero si bloccherebbe il paese. Ecco il punto su cui appoggiare la leva del cambiamento.

Chi parteciperà allo sciopero precario?

Parteciperanno tutte le associazioni, sindacati, collettivi, comunità resistenti, reti, persone che credono che la precarietà sia una diga eretta contro il nostro futuro e che per abbatterla non sia sufficiente un momento di testimonianza (seppur importante) ma sia necessaria una mobilitazione che scuota il paese e lo blocchi. Lo sciopero precario deve essere inventato da zero ed è per questo che agli Stati generali della precarietà, a Roma dal 15 al 17 aprile, si parlerà per due giorni di come e quando farlo. E tu sei invitato perché solo mettendo in comune le idee di tutti e tutte riusciremo a farlo. In un mondo in cui basta alzare la testa per perdere il posto di lavoro, lo sciopero precario deve inventare nuove forme di mobilitazione, capaci di aggirare il ricatto, di rendere di nuovo possibile la nostra presa di parola collettiva.

Perchè partire dalla precarietà, con tutti i problemi che assillano l’Italia?

La precarietà è la condizione comune che è percepita negativamente da tutti, dato che negli  ultimi quindici anni ha impoverito gran parte della popolazione italiana e migrante rendendo ricche, ricchissime, altre persone: i soliti noti. E l’unico modo per creare un’onda d’urto capace di scardinare le fondamenta della precarietà è mettere in gioco la società coinvolgendo in modo trasversale i lavoratori, i precari, i disoccupati e i migranti; coinvolgendoli però su una chiara e semplice proposta, eliminare la precarietà.

Lottare contro la precarietà è come voler tornare indietro nel tempo?

Assolutamente no. Essere contro la precarietà significa essere a favore di una riforma del welfare che preveda robustissime politiche di continuità e di sostegno al reddito. Vuol dire concepire i diritti oltre la condizione del lavoro. Non  basta, ad esempio, essere contro la proliferazione dei contratti atipici, che sono effetto della precarizzazione e non la causa, come non basta parlare di stabilizzazione quando tutti, si pensi a Mirafiori, vengono destabilizzati. Essere contro la precarietà significa essere contro la Bossi-Fini e le politiche di vessazione contro i migranti che non risolvono i problemi ma creano ricatto ed emarginazione. Significa anche pretendere politiche abitative che rendano nuovamente la casa un diritto e chiedere che i trasporti siano una risorsa e non un dazio sugli spostamenti. Essere contro la precarietà significa investire nella formazione, nel sapere e nella cultura. Essere contro la precarietà significa mettersi in gioco fino in fondo perché la precarietà si prende gioco delle nostre vite.

E i soldi?

Chi dice che per colpa della crisi non ci sono le risorse per fare nulla mente spudoratamente. È vero il contrario, uscire dalla crisi significa uscire della precarietà, combattere la precarietà significa combattere la crisi. Ed è per questo che abbiamo una voglia matta di sciopero precario

statigenerali@sanprecario.org

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