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Coordina: Coordinamento Migranti Bologna e Provincia, Intelligence Precaria, Immigrati Autorganizzat. Sabato 15 Gennaio, Sala 2, dalle 10.00 alle 13.00.
Un momento di confronto tra diverse realtà antirazziste e migranti che hanno attraversato le città e i luoghi di lavoro contro il razzismo e contro la legge Bossi-Fini: dallo sciopero del lavoro migrante in molte fabbriche, aziende e cooperative del nord Italia lo scorso marzo, alle lotte dei migranti sulla gru di Brescia e sulla torre di Milano, passando per la prima manifestazione regionale dello scorso novembre a Bologna. Pensiamo che l’attacco attuale alle condizioni di vita e di lavoro dei migranti non sia solo l’effetto di un governo locale e nazionale a trazione leghista. Al contrario, abbiamo chiaro il ruolo che l’Italia sta giocando nel contesto europeo, e sappiamo anche che le lotte dei migranti sono lotte transnazionali che attraversano e spostano i confini del mondo globalizzato. Non solo in Italia, la condizione migrante è il segno più evidente e violento di una precarizzazione complessiva delle condizioni di vita e di lavoro. Per questo siamo convinti che, oltre alla necessaria solidarietà, sia oggi necessario scoprire il volto comune di ogni lavoratore colpito da una crisi che investe migranti, operai e precari, attraversa le generazioni, coinvolge tutte le forme contrattuali, sfrutta il lavoro delle donne e viene perciò usata politicamente per mettere queste figure del lavoro le une contro le altre tutte. D’altra parte i comportamenti dei migranti mettono sempre più in evidenza i ritardi, l’inadeguatezza, la miseria delle risposte politiche e sindacali. Per questo riteniamo che questi Stati Generali 2.0 debbano assumere la specificità del lavoro migrante e della condizione migrante nel suo complesso all’interno della costruzione del punto di vista precario.
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qua e qua trovate le puntate precedenti. I Cie vengono spacciati per i luoghi necessari all’identificazione e al rimpatrio, ma in realtà hanno altre funzioni ben più importanti: politiche, poliziesche, economiche, simboliche. Servono agli Stati nazionali in crisi per dimostrare che hanno ancora il controllo del loro territorio e che sono ancora capaci di curare i loro cittadini rispetto alle ansie prodotte proprio dalle politiche ufficiali; servono al mercato del lavoro perché producono come una fabbrica “clandestini” pronti per l’uso, ricattabili e sprovvisti di diritti, servono in generale ai poteri della società di controllo nella quale ci ritroviamo a vivere perché sono laboratori di confinamento dove affinare tutta una serie di pratiche di gestione della popolazione estendibili anche ad altre categorie di individui.
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Trovate la prima parte qua
In questo contesto i Centri di identificazione ed espulsioni (che hanno sostituito i Cpt creati nel 1998 dalla legge Turco-Napolitano) sono perfettamente funzionali alla creazione di quell’estraneo verso cui è canalizzato il malcontento dei cittadini in particolare con l’approssimarsi di scadenze elettorali. I Cie dunque sono spazi in cui si costruiscono delinquenti, devianti e marginali per poter meglio applicare, senza resistenze e proteste degli elettori, quelle politiche di esclusione che hanno sostituito l’apartheid e che travalicano i muri fisici dei Cie per diffondersi nell’intera metropoli.
A cosa servono realmente questi moderni lager?
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In tre puntate pubblichiamo un approfondimento di Faber sul reale senso dei Cie, i centri di identificazione ed espulsione (ex cpt). Luoghi oscuri, attraverso i quali le genti italiche placano le proprie paure, ma che non servono a niente, se non a rendere la nostra coscienza ancora più nera.
LA MACCHINA DELLA PAURA (prima parte)
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Pubblichiamo il comunicato dell’ Ambulatorio Medico Popolare in merito a ciò che è accaduto lo scorso fine settimana. Nel farlo esprimiamo massima solidarietà al medico Andrea Crosignani, all’Ambulatorio medico perennemente sotto sgombero e ribadiamo il nostro appoggio incondizionato alla lotta dei migranti della torre di Imbonati e di tutta Italia
Comunicato Ambulatorio Medico Popolare. Dal 5 novembre alcuni immigrati stanno denunciando la sanatoria truffa con cui lo stato ha derubato di 500 euro e dei contributi* ogni migrante, in cambio di nessuna risposta oppure della beffa della espulsione* al posto di un sacrosanto permesso di soggiorno.
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