E Polis, una storia che conosciamo

Epolis, quotidiano di Niki Grauso con 15 edizioni in altrettante città
italiane, sembra prossimo a chiudere i battenti: fine della corsa per 130
giornalisti, la maggioranza con contratto a termine, e per 300
collaboratori, tra scriventi e fotografi. I giornalisti precari, e i precari
tutti, che collaborano al free press City of Gods sanno bene di che cosa si
tratta. Il mercato del lavoro italiano si basa su una regola generale,
semplice ed efficace: prendi un precario, trattalo male, lascialo ad
aspettare la (magra) paga per mesi. Poiché non ha alternative (o così o
pomì) ti vorrà bene lo stesso, ti sarà fedele, si sbatterà per darti di più,
metterà a disposizione il suo sapere, la sua fantasia, la sua vita tutta
intera.

Più la situazione è instabile, fragile, scivolosa – ovvero più
aumentano gli stati di crisi, la chiusura di testate, le cessioni – più il
giornalista diverrà duttile, ragionevole, disponibile. E il collega assunto,
quello che ha ancora una scrivania, imparerà una lezioncina anche lui/lei e
sarà, a sua volta, un po’ più silenzioso, ragionevole, disponibile. Il
mercato dell’editoria, poi, è sempre più strozzato dagli inserzionisti, così
invadenti da snaturare la notizia, con il bene placido degli editori.
Mica male la situazione dell’informazione in Italia, che ne dite? Tra
ricattati e depressi, si allarga il terreno fertile per quei
"professionisti" che, visto lo stato dell’arte, decidono subito "la
posizione" adeguata, quella che gli dicono di prendere: chiamasi anche
"informazione di qualità".

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Cgil: «I ricercatori restano precari»

da il manifesto del 15 Giugno 2007

L’allarme di Panini (Flc): migliaia senza risposte negli atenei ed enti, intervengano Nicolais e Mussi
Cgil: «I ricercatori restano precari»
I problemi vengono dalla finanziaria e da alcuni rettori. Anche la Rdb si mobilita, oggi presidio al ministero dell’Università e Ricerca: «A un anno dal voto promesse non mantenute»
Antonio Sciotto


Il segretario della Flc Cgil Enrico Panini non potrebbe essere più chiaro: «La finanziaria 2007 sui precari è un brodino ristretto». La legge varata dal Parlamento lo scorso dicembre, infatti, non include i ricercatori tra gli «stabilizzabili» degli atenei, così come esclude i parasubordinati degli enti di ricerca. Come dire: la grandissima parte degli «atipici» del settore. Il sindacato, dopo mesi di battaglia per correggere la legge, e dopo aver raccolto qualche parziale successo, lancia dunque l’«allarme precari». Ma la denuncia si estende anche ad Università ed Enti di ricerca: diversi atenei non si stanno adeguando alle leggi, che seppure «ristrette» già permetterebbero una serie di stabilizzazioni, e molti enti lasciano inutilizzati i fondi disponibili. Risultato: a restare fregati sono i «soliti noti». Borsisti, assegnisti, ricercatori, cococò: quell’esercito di lavoratori senza diritti che oggi manda avanti la ricerca in Italia.

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Le Minchinate: “Le leggende sulla Biagi”

editoriale del Corriere della Sera – 18 giugno 2007 –

Il lavoro precario è fermo dal 2001
Le leggende sulla Biagi
di Pietro Ichino
 
Le modifiche alla legge Biagi annunciate dal ministro del Lavoro sono quelle indicate fin dall’ anno scorso nel programma elettorale dell’Unione come necessarie per la lotta contro il lavoro precario: abolizione del lavoro a chiamata, o job on call, e dello staff leasing. Il ministro però farebbe bene a rispondere in modo preciso e pertinente alle obiezioni che da più parti, e anche dall’interno dello schieramento di centro-sinistra, sono state mosse contro questo punto del programma.

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Serventi Longhi a Minchino: “Il contratto nazionale a tutela dei più deboli”

dal Corriere della Sera – 14/06/07 –

Caro Direttore, dalla scadenza del contratto dei giornalisti sono passati 837 giorni, e non pochi altri ne passeranno, se gli editori continueranno a rifiutarsi di sedere al tavolo. Ma i problemi non vengono mai da soli; e così ci tocca pure la bacchettata che ci rifila il professor Ichino, dalla prima pagina del Corriere

Sbagliano i sindacati, dunque sbaglia anche la Federazione della Stampa, quando parlano di un «diritto dei lavoratori al contratto». Questo diritto «non esiste proprio, ed è bene che non esista», argomenta l’editoriale, perché «se accordarsi fosse obbligatorio, avremmo un regime di cogestione». Non abbiamo certo le competenze del professor Ichino in materia di diritto del lavoro. Però non sono soltanto i sindacati a pensarla diversamente da lui. Ricordiamo le parole pronunciate in questi mesi dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha sottolineato ripetutamente «il diritto primario dei giornalisti ad un contratto di lavoro regolarmente rinnovato». Concetti simili hanno espresso i Presidenti del Senato e della Camera. Nelle loro affermazioni abbiamo colto un riconoscimento del valore del lavoro – giornalistico e no – che poco traspare dalle tesi di Ichino.

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Le Minchinate: “Il contratto impossibile”

dal Corriere della Sera – 13 giungo 2007-
editoriale:

Relazioni industriali, il sistema non funziona più 
IL CONTRATTO IMPOSSIBILE 
di PIETRO ICHINO
   
 Che cosa sta accadendo al nostro sistema di relazioni sindacali? Da anni ormai i contratti collettivi nazionali di lavoro per la maggior parte si rinnovano con gravi difficoltà e in pesante ritardo o non si riescono a rinnovare affatto. Il più noto è quello dei giornalisti, che è scaduto da due anni e per il quale sono risultate inutili 15 giornate di sciopero; ma parliamo anche di quasi tutti i contratti del trasporto pubblico (i cui scioperi, con immancabile cadenza mensile, gravano pesantemente sull’intera economia del Paese), del settore statale e di numerose grandi categorie industriali e del terziario.

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