Tra minacce e vandalismi un Primo maggio di violenza

3 maggio 2007 – Il Giornale

Tra minacce e vandalismi un Primo maggio di violenza

di Paola Setti

 

Milano – Quale sia stato il clima lo raccontano gli atti del giorno dopo. Il documento approvato all’unanimità  dal consiglio comunale di Bologna, tanto per cominciare, che unisce la solidarietà  al sindaco Sergio Cofferati a quella per l’arcivescovo di Genova e presidente Cei Angelo Bagnasco. E poi i telegrammi che hanno attraversato l’Italia, gli appelli a non abbassare la guardia, le inchieste aperte e il potenziamento delle misure di sicurezza. àˆ stato un Primo maggio violento, in un incrociarsi di intimidazioni e in un crescendo di tensione che non s’è fatto mancare nulla, dalle minacce ai politici alle accuse ai religiosi, dalle aggressioni agli atti di vandalismo. Bagnasco ancora nel mirino. Non c’è solo il palco di piazza San Giovanni. Ci sono anche nuove scritte, comparse a Napoli in via Duomo e all’uscita della metropolitana di piazza Cavour. A vergarle con vernice spray nera, in qualche caso firmate con la A cerchiata degli ambienti anarchici, alcuni giovani dei centri sociali che il Primo maggio hanno partecipato al corteo Rdb-Cub contro la precarietà  del lavoro. Oltre all’alto prelato, cui sono rivolte frasi ingiuriose quali «Bagnasco boia», «Bagnasco erotomane represso» e «Bagnasco: se lo conosci lo eviti, se non lo conosci ti uccide», anche gli slogan «Cloro al clero» e «Rutelli, fatti un Bagnasco caldo». Sempre durante il corteo «Euromayday», sono state imbrattate le saracinesche di banche e ci sono stati momenti di tensione davanti al McDonald’s. Attacco al Referendum. Gli insulti, poi un tavolo scaraventato addosso. Nessuna conseguenza ma molta rabbia per l’onorevole Mario Segni, vittima dell’aggressione da parte di alcuni giovani estremisti di sinistra in piazza San Giovanni a Roma, nel corso del Firma day. Immediata la reazione del presidente della Camera Fausto Bertinotti, che ha invitato a «tutelare con il massimo di garanzie possibili» la raccolta di firme. Sentiti i ringraziamenti di Segni, che pure ha sottolineato come fra i responsabili del «clima finora inaccettabile» intorno alla consultazione ci sia lo stesso leader di Rifondazione per quella «assurda dichiarazione nella quale affermava che il referendum mina le basi della democrazia». Milano, le Br e Tronchetti scritte di solidarietà  ai presunti terroristi Br arrestati a febbraio sono apparse alla manifestazione per il Primo Maggio a Milano. Lungo il percorso del Mayday Parade 2007 è apparsa una scritta inneggiante al centro sociale Gramigna di Padova, coinvolto negli arresti, affiancata da una stella a cinque punte. Per il corteo sono circolate copie di una e-mail di uno degli arrestati dal carcere di Opera. Altre scritte sui muri di alcune banche attaccavano Marco Tronchetti Provera. Le minacce a Cofferati. Le prime tre lettere firmate Pcc, Partito comunista combattente, erano arrivate lunedì scorso alle redazioni bolognesi di Carlino, Corriere e Repubblica. La quarta s’è fatta attendere fino a ieri solo perché gli uffici del Comune nei giorni precedenti erano chiusi. àˆ identica alle prime, solo che questa è indirizzata direttamente al sindaco di Bologna. Stesso mittente, l’inesistente Gam di via dell’Inferno 1, la strada che interseca via Valdonica dove il 19 aprile 2002 fu ucciso Marco Biagi. E stesso contenuto: le minacce contro il Partito democratico e Cofferati e l’annuncio di azioni di guerra a partire da Bologna. La Procura indaga per istigazione a commettere reati contro le istituzioni e minacce aggravate dal fine eversivo: gli inquirenti sono convinti che gli autori non siano persone organiche alle Br, ma qualcuno che, con linguaggio «opportuno», «riecheggia, ma in qualche modo balbetta, le linee della seconda posizione Br».Ieri Cofferati ha annotato come alle minacce «sia giusto rispondere mantenendo tutto l’impegno di prima: la mia vita non deve cambiare». Di certo, ha segnalato, bisogna porre «molta attenzione» al «tentativo evidente di procedere a forme di arruolamento, in tempi passati riservate a quella parte di società  che proponeva follie terroriste». Convinto della necessità  di non cambiare abitudini anche il premier, che il Primo maggio non ha rinunciato alla consueta passeggiata per Bologna. I vandali. Cinque giovani calabresi sono stati denunciati per danneggiamento dopo aver completamente distrutto due vagoni del treno Villa San Giovanni-Roma, con il quale sono arrivati nella capitale per seguire il concerto del Primo maggio. Alla distruzione delle due carrozze – sono stati divelti i sedili, rotti i vetri, forzate le porte degli scompartimenti e dei bagni – hanno contribuito diversi giovani probabilmente ubriachi. La maggior parte però è riuscita a fuggire prima che gli agenti della Polfer potessero identificarli, tirando il freno di emergenza poco prima della stazione Termini.

 

Stelle a 5 punte e slogan sui muri I centri sociali lasciano il «segno» Milano – La scritta su cui tutti hanno puntato l’attenzione durante  l’edizione di quest’anno del «Mayday parade» -, la sfilata pomeridiana organizzata dai Cub (Comitati unitari di base) e dai centri sociali il Primo maggio per le vie della città  a sostegno del precariato – è quella nera, enorme, apparsa, qualche minuto prima delle 16, sui grandi muri tinteggiati di fresco di via Edmondo De Amicis 15, proprio a ridosso della chiesa ortodosso romena. La solita, minacciosa stella a cinque punte siglava la frase «Solidarietà  al Gramigna», il centro sociale padovano dove hanno militato e operato alcuni dei nuovi brigatisti arrestati di recente dalla Digos di Milano. In realtà  le scritte – ma anche i partecipanti – quest’anno sono stati molto meno rispetto a quelli delle precedenti e ben più agguerrite edizioni del «Mayday parade». Poco più di 5mila persone e una trentina di camion e autocarri allestiti, tra ragazze che ballavano scatenate strette in tutine rosa e la solita musica a palla, hanno movimentato la giornata prendendo di mira le solite banche, i bancomat e i fast food. La scritta con la stella a cinque punte si è contesa il premio del cattivo gusto con lo slogan «Provera muori» lasciato sui vetri della Banca Intesa di via Torino (davanti alla quale sono stati lanciati anche dei petardi) e con «Morte-disgrazia», il messaggio apparso sulle vetrine della concessionaria Bmw di via De Amicis. Per il resto i soliti «Fuoco alle banche», «Solidarietà  ai compagni arrestati», «Fuori i soldi».

«Le denunce scattate per i reati commessi in occasione del corteo del 25 aprile fanno ben sperare che si arrivi allo stesso esito per quello del recente primo maggio, – ha detto ieri il vicesindaco Riccardo De Corato – in modo da portare in tribunale i presunti responsabili, come è accaduto per la Mayday Parade di due anni fa. Per quell’episodio, infatti, si arrivò al rinvio a giudizio di 28 partecipanti, tra cui il leader no global Luca Casarini».

«Per ore il centro di Milano è stato ostaggio di queste persone che hanno trasformato la Mayday Parade in una Sprayday Parade.- conclude il vicesindaco -. Sulle centinaia di scritte apparse sui muri degli stabili giungerà  alla Procura della Repubblica un rapporto da parte del nucleo radiomobile dei vigili urbani come notizia di reato».

 

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Le manifestazioni per il Primo Maggio a Milano

2 maggio 2007 – Corriere.it

Le manifestazioni per il Primo Maggio a Milano.

Doppio corteo per la sicurezza e i precari. Nessun problema di ordine pubblico, ma alla Mayday sono apparse scritte pro-Br.

Rosati: «Una giornata per ricordare le morti bianche»

 

Milano – Centomila persone, secondo gli organizzatori (6-7 mila secondo la Questura), hanno partecipato alla Mayday parade a Milano, la manifestazione-happening organizzata da sindacati autonomi, come la Cub, e centri sociali in nome di maggiori tutele per i lavoratori precari. Il corteo, arrivato alla settima edizione, si è svolto contemporaneamente in tredici città  e si è concluso in piazza del Cannone. Una manifestazione allegra e ordinata, rovinata però da alcune scritte pro-Br (e una contro Tronchetti Provera) comparse sui muri all’inizio e alla fine del percorso. In via De Amicis, non lontano dal punto di concentramento del corteo, è stato scritto in spray nero e firmato con una stella dello stesso colore «Solidarietà  al Gramigna», il centro sociale di Padova coinvolto negli arresti di presunti brigatisti a febbraio. Nelle vicinanze sono state state affisse e distribuite copie di una lettera spedita dal carcere di Opera da Davide Bortolato, accusato di appartenere alle nuove Br. In piazza Castello è poi stato scritto in spray rosso «Milo, Marta, Orlando e Fede liberi» e, in nero, «Milo free», alludendo a persone arrestate. Sempre sugli stessi palazzi, firmato con falce e martello, «Fuori i compagni!» e «Liberi tutti!», scritto in rosso.

VOLTI COPERTI – Sulla vetrina di un McDonald’s è apparso il simbolo della A cerchiata, spesso utilizzato dagli autonomi. Sono stati notati alcuni ragazzi con il volto coperto o incappucciati scrivere queste frasi alternate a sigle. Sono stati anche distribuiti volantini dell’Associazione parenti e amici degli arrestati del 12 febbraio 2007 di «solidarietà  a tutti i compagni prigionieri». Sugli episodi indagano gli agenti della Digos. Partecipanti e organizzatori hanno preso le distanze: «Queste scritte non c’entrano nulla con la manifestazione – ha detto Daniele Farina, deputato del Prc e storico portavoce del centro sociale Leoncavallo -, lo può capire a occhio nudo chiunque sia qui». Il coordinatore nazionale della Confederazione unitaria di base, che ha inventato la Mayday, Piergiorgio Tiboni, ha sottolineato: «Non bisogna fare strumentalizzazioni, oggi la giornata è stata per dire no al lavoro precario e mal pagato. Se qualcuno ritiene che chi è in prigione sia innocente non commette un reato a scriverlo, come è altrettanto vero che non sono più i tempi delle Br. Comunque è chiaro che in assoluto noi siamo contrari a ogni forma di violenza».

MUSICA E PRECARI – Ma come si diceva la manifestazione si è svolta senza tensione, con un massiccio – ma dicreto – controllo da parte delle forze dell’ordine. «Non è un reato – ha detto Piergiorgio Tiboni, segretario Cub e tra gli organizzatori della manifestazione – chiedere che qualcuno venga liberato, se si ritiene sia innocente. Dopodiché se ci sono armi, è giusto che la magistratura indaghi. Sarebbe meglio che questi episodi non venissero strumentalizzati per togliere valore alla manifestazione». Il corteo è stato accompagnato da 23 camion, attrezzati con striscioni, con scritte e riproduzioni di «San Precario», musica, volantini e bar itineranti. Temi di slogan e striscioni: il conferimento del tfr ai fondi e l’immigrazione. Hanno partecipato diverse categorie di precari, dai lavoratori dei call center a quelli del Teatro alla Scala, dai dipendenti a contratto comunali e regionali ad alcuni giornalisti che hanno confezionato una simulazione di un giornale free press, con la testata City of Gods, con testi giornalistici e parodie di pubblicità . SINDACATI – La manifestazione ufficiale è partita invece intorno alle 10 dai Bastioni di Porta Venezia. Cinquemila persone hanno sfilato lungo le vie del centro fino ad arrivare in piazza Duomo, dove i segretari generali di Milano di Cgil, Cisl e Uil, Onorio Rosati, Fulvio Giacomassi, e Walter Galbusera, hanno tenuto i comizi conclusivi. Poco prima dell’arrivo in Duomo,  all’altezza di piazza Santo Stefano, una parte dei manifestanti di Lotta comunista si sono staccati dalla manifestazione per tenere dei comizi separati. Tema della manifestazione la sicurezza sul lavoro e i diritti, la legalità  e lo sviluppo. Slogan: «L’Italia parte dal lavoro». Onorio Rosati ha chiesto che «si faccia qui a Milano e subito una grande manifestazione nazionale per la tutela della sicurezza sul lavoro» perché maggior sicurezza «significa lotta al lavoro nero, precario e irregolare». Altri problemi su cui ha posto l’accento Rosati sono stati quelli del reddito da lavoro e da pensioni che hanno perso potere d’acquisto e «per questo chiediamo che vengano rinnovati al più presto i contratti nazionali aperti e per i pensionati che si individuino meccanismi di rivalutazione delle pensioni e politiche fiscali di vantaggio». Sulla previdenza Rosati ha chiesto che «venga abrogata la riforma Maroni e che si completi la riforma Dini. Non si può far cassa con le pensioni».

MEMORIA DEI CADUTI – Dal palco di piazza Duomo è stata anche avanzata una richiesta al Parlamento, ovvero di istituire una giornata della memoria per i caduti sul lavoro, assieme alla proposta di organizzare al più presto «una grande manifestazione nazionale, di Cgil-Cils-Uil, per la tutela della salute e della sicurezza». I tre leader sindacali milanesi, sottolineando il triste primato della Lombardia negli infortuni mortali, hanno sollecitato la rapida approvazione del nuovo testo unico in materia di sicurezza.

 

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Lo slogan è stato urlato da alcuni giovani alla Mayday Parade a Milano

1 maggio 2007 – Corriere.it

 

Lo slogan è stato urlato da alcuni giovani alla MayDay Parade a Milano.

Ancora «Dieci, cento, mille Nassiriya»

Momenti di tensione quando il corteo è passato di fronte al gazebo elettorale del vicesindaco di An Riccardo De Corato

 

MILANO – Lo slogan «Dieci, cento, mille Nassiriya» è tornato a farsi sentire brevemente durante la manifestazione della MayDay Parade, in piazza Cordusio a Milano, al passaggio di militanti dei centri sociali davanti al gazebo elettorale del vicesindaco Riccardo De Corato e ai carabinieri che lo presidiavano. àˆ stato un gruppo piuttosto sparuto, di poche decine di giovani manifestanti, a ripetere più volte lo slogan alzando i pugni all’indirizzo dei carabinieri. A farli smettere ha provveduto uno dei leader storici del Leoncavallo, il consigliere comunale e neoeletto parlamentare di Rifondazione comunista, Daniele Farina, che si è avvicinato ai giovani e li ha energicamente invitati a smettere e ad allontanarsi proseguendo nel corteo.

DE CORATO: «EPISODIO GRAVISSIMO» – «A Milano – ha commentato il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato – si è inneggiato nuovamente a "10, 100, 1000 Nassiriya" da parte dei manifestanti del corteo di San Precario. Ciò è ancor più grave e oltraggioso se si pensa che a Roma al Celio è ancora aperta la camera ardente ai tre militari caduti proprio a Nassiriya»: è quanto rileva in una dichiarazione

«SUCCESSO STRAORDINARIO» – La manifestazione si è conclusa intorno alle 18.30 trasformandosi in un megaconcerto in piazza Castello in un clima allegro e tranquillo. Secondo gli organizzatori hanno preso parte all’iniziativa circa 120 mila persone, dimostrati «da il lunghissimo serpentone che ha congiunto piazza XXIV Maggio a piazza Castello passando per il Duomo». La Cub, che ha ideato sei anni fa la MayDay Parade, parla di «strepitoso successo, di un corteo che mette al centro i diritti per il lavoro e la lotta al precariato». «Siamo qui – ha detto Walter Montagnoli, uno dei coordinatori nazionali della Cub – per proporre un modello del lavoro totalmente alternativo all’attuale e cioè basato sulla radicale riduzione del precariato e per un diritto al lavoro stabile e ben retribuito».

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Tettamazzi: no all’ossessione del profitto. La Moratti: il lavoro come integrazione

1 maggio 2007 – Corriere della Sera

 

Tettamanzi: no all’ossessione del profitto. La Moratti: il lavoro come integrazione

di Paola D’Amico

 

Milano – Il cardinale alla veglia di preghiera: gli immigrati? Persone, non manodopera Oggi la manifestazione di Cgil-Cisl-Uil in mattinata e dei Cub nel pomeriggio «Senza lavoro non si dà  vita alla famiglia». E poi, «Non è lecito a nessuno tacere e rimanere inerte di fronte ai problemi del mondo del lavoro». Il cardinale Dionigi Tettamanzi si rivolge ai fedeli raccolti nella grande chiesa che pare una fabbrica, quella che Papa Montini volle con tutte le sue forze portare nel cuore del quartiere industriale di Milano, dove c’erano la Breda, la Pirelli, la Magneti Marelli, al confine con Cinisello Balsamo e Sesto San Giovanni. Nella veglia di preghiera e di riflessione per la festa dei lavoratori, ospite della parrocchia di Gesù Divino Lavoratore, il cardinale rivolge il suo pensiero ai giovani precari, agli immigrati visti solo «come manodopera e non come persone», all’«intollerabile mancanza di condizioni di sicurezza per la salute e per la vita» di chi lavora. E mette in guardia dal rischio di «adeguarsi alla mentalità  comune che fa dell’ossessione del guadagno e del profitto l’unico obiettivo del lavoro». Tocca la questione delle morti bianche e degli incidenti sul lavoro, che è il tema centrale scelto quest’anno per la festa che affonda le sue radici nelle battaglie intraprese dal movimento operaio verso la fine dell’Ottocento ma le cui rivendicazioni si estesero, poi, dall’ambito sindacale al terreno dei diritti civili. Oggi a Milano il 1° Maggio si celebra con due cortei, quello ufficiale dei sindacati confederali e la Mayday Parade contro il precariato organizzato dai sindacati di base e ChainWorkers (un gruppo vicino al centro sociale La Pergola). Il primo, si snoderà  per la città  con partenza da Porta Venezia alle 9.30 e arrivo in Piazza Duomo, per il comizio dei segretari cittadini di Cgil, Cisl e Uil. Con loro, sul palco, ci sarà  anche l’assessore alle Politiche del Lavoro, Andrea Mascaretti, che porterà  un messaggio del sindaco Moratti ai lavoratori sottolineando che il «lavoro è integrazione ma anche garanzia di sicurezza».

 

Il secondo corteo, invece, partirà  alle 15 da piazza XXIV Maggio per terminare in piazza Castello dove ci saranno musica, canti e ristoro. Un anno fa, sul piano dei numeri (centomila persone) surclassò quello dei confederali. Ma portò anche i riflettori a spostarsi su atti di vandalismo e slogan politicamente scorretti. Tanto che il vicesindaco Riccardo De Corato ieri ha lanciato un messaggio a quelli che definisce «presunti pacifisti»: «Gli impianti di videosorveglianza del Comune saranno pronti a riprendere le immagini dello scenario di guerra che sicuramente si verificherà ». Nelle parole del Cardinale e in quelle del Sindaco emerge con forza il richiamo al «valore culturale del lavoro» e, di riflesso, della festa del 1° maggio. Lo ha sottolineato, ieri, durante il momento di preghiera nella Chiesa dell’ex quartiere operaio, Dionigi Tettamanzi spiegando che «i roblemi del lavoro non hanno solo un risvolto sociale, economico, sindacale e politico ma rappresentano in profondità  un risvolto culturale». La cui sintesi compiuta sta nelle parole di Papa Giovanni II nell’enciclica Laborem xercens che il cardinale ha voluto riprendere: «Il lavoro è per l’uomo e non l’uomo per il lavoro». E tre sono le grandi sfide di oggi, gli farà  eco oggi il Sindaco: l’integrazione, la sicurezza del posto di lavoro e combattere il lavoro nero. Perché lavoro «significa libertà  dal bisogno, maggiore possibilità  di partecipare alla vita sociale e quindi un terreno meno fertile per la delinquenza».

 

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Domani si rinnova la sfida tra la manifestazione ufficiale dei confederali e la Mayday Parade

30 aprile 2007 – Corriere della Sera

 

Domani si rinnova la sfida tra la manifestazione ufficiale dei confederali e la Mayday Parade dei sindacati di base

«A Milano un evento europeo per il 1° Maggio» La Cisl: bene lo storico Castronovo, il corteo è superato. La Fiom-Cgil: no, è sempre attuale. Primo Maggio in cerca d’autore. Lo ha detto ieri lo storico Valerio Castronovo sul Corriere: «La festa dei lavoratori è obsoleta, rischia ogni anno di più di perdere significato». A Roma il 1°Maggio è diventato la scusa per un grande concerto. A Milano le manifestazioni sono due. Entrambe mostrano dei limiti. La passeggiata rituale del mattino, proposta dai confederali, è diventata: a) un’occasione per verificare chi, tra i rappresentanti delle istituzioni, ha raccolto l’invito a partecipare; b) chi sarà  fischiato. La Mayday Parade contro il precariato del pomeriggio – organizzata da Cub (confederazione unitaria di base) e Chain Workers (un gruppo vicino al centro sociale La Pergola) – sul piano dei numeri ha surclassato il corteo confederale (centomila persone l’anno scorso). Ma spesso i riflettori si spostano su atti di vandalismo e slogan politicamente scorretti («Dieci, cento, mille Nassiriya»). Sulla necessità  di trovare anche a Milano un modo di festeggiare più in linea con i tempi sono d’accordo tutti, anche all’interno dello stesso sindacato confederale. Con ogni probabilità  quello di quest’anno sarà  l’ultimo corteo da Porta Venezia a piazza del Duomo. «Stiamo lavorando a un evento alternativo, che colleghi Milano alle altre grandi piazze europee del lavoro» racconta Fulvio Giacomassi, a capo della Cisl di Milano. Il segretario generale non condivide però le critiche del professor Castronovo al senso del Primo Maggio: «Una giornata da dedicare al lavoro resta necessaria». «Per quanto mi riguarda, la festa dei lavoratori mantiene ancora tutto il suo significato. Tanto che sarò in piazza a rappresentare il Comune», si aggrega l’assessore al Lavoro, Andrea Mascaretti. I metalmeccanici della Fiom-Cgil rincarano la dose. «Il senso della ricorrenza resta intatto nonostante quanto detto dal professor Castronovo – attacca il segretario generale milanese, Maria Sciancati -. Il nostro obiettivo è tutelare chi dà  tanto alla società  per ricevere poco in cambio – continua la sindacalista -. Ieri si trattava degli operai. Oggi si tratta ancora degli operai ma anche dei precari dei call center».

«Il lavoro è un valore costituzionale, merita certamente una festa» interviene Maria Grazia Fabrizio, consigliere regionale e sindacalista storica della Cisl. La difesa del primo maggio mette d’accordo confederali e sindacato di base. «La festa è viva più che mai» conclude Walter Montagnoli, coordinatore nazionale della Cub e organizzatore della Mayday Parade. E gli slogan offensivi? E le scritte sui muri? «Quando si portano in piazza 100 mila persone sono inevitabili». Allo studio un evento alternativo che colleghi la città  alle altre piazze internazionali nella festa del lavoro.

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