Fiducia, non Verità : la resa dei Conti

Parla Montescemolo, esultante per Governo e sindacati

“Stiamo concentrando gli sforzi per smantellare il contratto nazionale di lavoro”

Prosegui la lettura »

Diritti ai singoli, il caso CGT

 

PATOLOGIE: In Italia si discute di aria fritta, in Francia si ragiona su un nuovo modo di concepire i diritti dei lavoratori. City ne parla con i protagonisti. 

Prosegui la lettura »

Industriale vive da operaio

La precarietà sta veramente cambiando il nostro modo d’intendere il presente?

Più di due secoli or sono nel Regno Unito con l’introduzione della fabbrica si apri una crisi sociale e culturale senza precedenti. Da una parte il grande latifondo agricolo che si opponeva all’affermazione di un nuovo ceto politico rappresentante la borghesia cittadina. Dalla stessa parte la Chiesa Anglicana critica verso la dissoluzione di un modello di vita, idealizzato, del contadino tutto campi e chiesa. Infine, sempre dal medesimo lato il Luddismo, un movimento di operai che si opponeva alla fabbrica distruggendo le macchine che la componevano. Si può dire che gli interessi convergenti di queste forze costituisse un movimento "contro il proletariato".

Dall’altra parte, come forza opposta, c’era la rivoluzione industriale, i vantaggi della produzione di massa, lo sviluppo delle forze produttive ecc. ecc.
Si sa come proseguì la storia. Ben presto la lotta contro il capitalismo sancì la necessità di una presa di coscienza e l’organizzazione del proletariato. Le Unions, prima illlegali, considerate alla stregua di entità mafiose, si affermarono.
Gli operai, prodotto neutro del capitalismo, nè di destra nè di sinistra, ma antagonisti al padrone per definizione, incontrarono sulla propria strada il socialismo, derivato scientifico dell’intelletto.

L’unione di questi fattori produsse la Storia che conosciamo.
Ma ci fu un periodo in cui i padroni stessi si spaventarono di fronte alle proprie Macchianazione e tentarono di lavarsi la coscienza umanizzando la vita degli operai. Costruirono villaggi, chiese, parrocchie a cui spettava l’istruzione dei proletari, riproducendo quegli equilibri ideali e morali che le trasformazioni del modo di produzione avevano rotto strappando dal mondo bucolico milioni di persone e trapiantandole nelle città. Nacque l’illusione di una visione umana e paternalistica del capitalismo. E durò poco.

Ancora nella seconda metà dell’ottocento il prodotto interno lordo della nazione più industrializzata del mondo era nella maggior parte dovuto al lavoro agricolo e le persone, in gran parte, occupate come contadini e braccianti. Però nessuno si sognò di affermare che quella minoranza di operai non costituisse il luogo strategico del ragionamento e dell’investimento politico.
Pietismo del capitale e profezia della politica. Meditate gente.


 

Prosegui la lettura »

Vodafone: verso sciopero il 19, CISL e UIL pronti a tattare

9 ottobre 2007

(ANSA) – ROMA, –

Vodafone ha confermato la cessione del back office a Comdata in una nota all’Unione industriali di Roma. Ne danno notizia in un comunicato Fistel-Cisl e Uilcom-Uil, che definiscono "incomprensibile" la decisione, anche a seguito "della riuscita iniziativa di lotta che si è svolta a Milano e Roma il 5 ottobre". In risposta alla mossa dell’azienda, secondo quanto si apprende, i sindacati unitariamente si preparano dunque a proclamare un’altra giornata di sciopero per il 19 ottobre, ma Fistel e Uilcom si rendono anche disponibili alla contrattazione sindacale per garantire ai dipendenti i diritti acquisiti.

Il passaggio del back office con i relativi 914 lavoratori presso la nuova azienda, riferiscono i sindacati, dovrebbe avvenire nei primi giorni di novembre. Alla luce della scelta di Vodafone di procedere sulla strada della cessione, Fistel e Uilcom ritengono "necessario mantenere alto il livello di mobilitazione, di tutti i lavoratori di Vodafone", ma aprono anche alla trattativa: la Uilcom ritiene infatti "che è compito sindacale dover mettere in campo tutti gli strumenti relazionali per garantire ai lavoratori interessati i diritti acquisiti, la continuità degli accordi sindacali, benefit maturati, compreso il fondo di malattia integrativo e tutto quanto non previsto dalle norme di legge" e si dice pertanto "disponibile per la contrattazione sindacale". Anche la Fistel ritiene "di dover mettere in campo tutti gli strumenti sindacali a partire dalla contrattazione, per garantire ai lavoratori interessati tutti i diritti acquisiti".

Prosegui la lettura »

Vodafone, sciopero contro la “vendita” di 914 lavoratori dei call center

6 ottobre 2007

da Il Messaggero

ROMA (5 ottobre) – Adesione massiccia allo sciopero di Vodafone Italia. Secondo un comunicato dei sindacati Slc-Cgil, Fistel-Cisl e UIlcom-Uil, ha incrociato le braccia il 95% dei lavoratori. La protesta è stata indetta contro la cessione di alcune attività di assistenza clienti e recupero crediti e di 914 dipendenti alla società Comdata.

Per contrastare il piano aziendale a Milano sono scese in piazza 3.000 persone, provenienti da tutto il Centro-Nord, mentre a Roma si è tenuto un sit-in con circa 500 lavoratori del Mezzogiorno davanti alla sede della società di Piazza Santi Apostoli. Al grido di "Vodafone, vergogna, è tutta una menzogna", "Non siamo ricaricabili" e "Anche un colosso come il Titanic non doveva affondare", i lavoratori del gruppo hanno indossato magliette rosse con il logo aziendale e la scritta sul retro "Grazie Guindani" indirizzata all’amministratore delegato del gruppo. Altri portavano, invece al collo, un cartello con la scritta «Vendesi». Poi la protesta si è spostata davanti alla Camera dei Deputati.

I manifestanti hanno mostrato striscioni e cartelli con suscritto «Strike is now, lavoratori Vodafone in lotta», riprendendo il martellante slogan pubblicitario di Vodafone. Antonella Pizzino, della Rsu di Roma, ha spiegato che «i lavoratori protestano per il blocco della cessione di 914 di essi a Comdata, a cui Vodafone ha venduto i lavoratori del call center. Questi, assunti sulla carta a tempo indeterminato, diventeranno precari non appena le commesse saranno chiuse». Secondo i sindacati «non è vero che con il cambio di proprietà sono assicurate le stesse condizioni e garanzie di occupazione», perché Comdata «lavorerà su commessa per Vodafone, che in futuro potrebbe anche cambiare fornitore». In altre parole l’operazione è «un modo per ridurre il costo del lavoro» e dunque «non risponde a nessuna logica industriale di sviluppo».

Vodafone però respinge le accuse e in una nota afferma che «la cessione di ramo d’azienda a Comdata non mette a rischio alcun posto di lavoro e non intende modificare le condizioni dei lavoratori interessati». «Vodafone – prosegue il comunicato dell’azienda – inviterà nuovamente i sindacati a rendersi disponibili a partecipare al tavolo della trattativa e auspica di giungere ad un accordo per garantire alle persone non solo i trattamenti previsti dalla legge, ma anche gli attuali trattamenti collettivi aziendali».

Un nuovo sciopero intanto è già stato proclamato dai sindacati per il prossimo 15 ottobre.

 

Prosegui la lettura »